venerdì 29 dicembre 2023


 “L'imperialismo è un'epoca di crescente oppressione delle nazioni di tutto il mondo da parte di un pugno di "grandi" potenze, e perciò la lotta per la rivoluzione socialista internazionale contro l'imperialismo è impossibile senza il riconoscimento del diritto delle nazioni all'autodecisione...”*

In Palestina 2023: la Nemesi dell’11 Settembre 2001...

Gli avvenimenti in Palestina di questi giorni non rappresentano un “nuovo” 11 settembre 2001, ma la sua Nemesi. Esiste una grande differenza, infatti, da quel momento storico contraddistinto dalla “fine della Storia” propagandata dall’imperialismo NATO-sionista - col vento in poppa della fine della minaccia sovietica -, in cui l’attentato alle Torri Gemelle ed al Pentagono, fu l’occasione da parte “occidentale” per scatenare un “Ventennio di Guerre al Terrore” che, in rapida successione, portò all’invasione/occupazione militare NATO di Iraq, Afghanistan, Libia, Siria e Yemen.

Quella dinamica storico-politica di espansione strategico-militare imperial-sionista è irripetibile, al giorno d’oggi. Non siamo di fronte ad un nuovo “ciclo di espansione” neocoloniale, bensì l’iniziativa militare della Resistenza palestinese rappresenta l’accelerazione della fase terminale proprio di quel ciclo: la sua Nemesi, appunto.

Un master plan pazientemente definito dalla Resistenza dei popoli e delle nazioni – che non sono l’ideale dei comunisti… -, di quell’area geo-strategica (Asia Occidentale), che al prezzo di milioni di morti e di una articolata e complessa azione politico-diplomatica, stanno ricomponendo un quadro strategico frammentato dal divide et impera della NATO a trazione sionista. Approfittando innegabilmente del Vento d’Oriente che spira dall’Est asiatico, in impetuoso sviluppo socio-economico ed in grado di contendere il monopolismo economico-finanziario del G7 a guida USA. Una “ventata” contestuale ma non causale, come qualche “campista” eurocentrico immagina e definisce.

Gli avvenimenti in Palestina, più realisticamente, sono causati dalla persistenza nei decenni della Questione Sionista (Nakba 1948) in quanto movimento politico-ideologico, non dalla Guerra in Ucraina o dalla contrapposizione sistemica USA-Cina, che rappresentano solo la cornice del conflitto, ma non la sua causa, va ribadito. Per capirlo basti pensare che alla proclamazione dello Stato di Israele (1948), la Repubblica Popolare Cinese (1949) neanche esisteva e che mentre la Russia faceva ancora parte del G8, la NATO invadeva quasi tutta l’area mediorientale – dall’Afghanistan alla Siria - ed i sionisti radevano, ripetutamente, al suolo Gaza e Libano…

La causa profonda degli avvenimenti in corso, va ricercata nel diffuso senso antisionista, anticolonialista e di conseguenza antioccidentale mediorientale, in quanto TUTTI i fenomeni di Colonizzazione, Invasione e Occupazione dell’area hanno quella stessa matrice (occidentale). Tutti quelli che sono stati sorpresi dagli eventi in Palestina, a differenza del prudente Pollicino, non hanno voluto seguire le briciole disseminate sul percorso degli avvenimenti. Briciole come puntini che se uniti tra di loro, disegnano il master plan definito dagli strateghi antisionisti e anticolonialisti nel tempo.

Il drastico ridimensionamento delle presenza NATO in Iraq (2021), la cacciata della NATO dall’Afghanistan (2022), gli Accordi tra Iran e Arabia Saudita e la conseguente pace (armata) in Yemen (2023), il rientro della Siria nella Lega Araba (2023), la fine delle sanzioni ONU all’Iran (2023) sono solo i più visibili puntini del disegno-prologo degli avvenimenti in terra di Palestina. Solo l’euroatlantismo neocolonialista, marchiato dal suo latente razzismo, sottovalutandoli ha letto quegli avvenimenti “slegati” tra di loro, anziché come il risultato di una visione strategica antagonista ai propri stessi piani.

La mancanza di una analisi concreta della realtà concreta purtroppo attanaglia anche il nostro movimento di classe, poco rivoluzionario, a dire il vero. Leggere i fatti in Palestina come una “guerra (inter)imperialista” anziché come “guerra (anti)coloniale” rappresenta una strabica semplificazione, incapace di prevedere le conseguenze del salto di qualità in corso a quelle latitudini. La guerra coloniale ha, infatti, caratteristiche differenti da quella imperialista: pretendere che i colonizzati palestinesi fraternizzino con i coloni sionisti è un’assurdità storico-politica che non tiene conto della realtà e di come questa si manifesta.

Una realtà fatta di Colonie, Occupazione, Apartheid, la cui sistematica distruzione è una imprescindibile conditio sine qua non per la fraternizzazione di classe tra gli sfruttati palestinesi – compresi i cosidetti “arabo-israeliani”, segregati nella Palestina Storica – e gli autodefiniti ebrei-israeliani, finalmente de-sionistizzati. Non legare politicamente la sorte della desionistizzazione della Palestina alla cacciata della NATO da tutta l’Asia Occidentale, obiettivamente rappresenta una visione teorica reazionaria, contraria alla condizione storica e politica necessaria per passare dalla guerra coloniale alla guerra di classe.

AL FIANCO DELLA RESISTENZA ANTICOLONIALISTA, ANTISIONISTA, ANTIMPERIALISTA!

FUORI LA NATO E IL SIONISMO DAL MEDIORIENTE!

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