venerdì 28 febbraio 2020

Grecia: scontri di fronte al quartier generale della polizia


Gli scontri tra la polizia e gli studenti sono scoppiati la notte di mercoledì scorso nel centro di Atene, fuori dal quartier generale della polizia greca in Attica, Migliaia di studenti hanno protestato contro la brutalità della  nuova politica di "ordine pubblico" del governo conservatore greco. Gli studenti denunciano il la brutalità  della polizia acuitasi a causa  della più dura politica securitaria  della nuova amministrazione. Gli studenti hanno anche fatto riferimento ad un incidente verificatosi martedì presso la sede dell'Università di Economia e Commercio di Atene (AUEB), dove un poliziotto in borghese era entrato armato nei locali dell'università. Durante gli scontri a polizia ha effettuato sette arresti.
Gli scontri di mercoledì ad Atene
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mercoledì 26 febbraio 2020

Palestina: attivista palestinese torturato e costretto su una sedia a rotelle

2020/02/26


Tareq Matar è un prigioniero politico palestinese detenuto nelle carceri israeliane. Un esponente dell'organizzazione studentesca vicina al PFLP. Tareq  aveva intenzione di intraprendere una carriera accademica e si preparava a partire per il suo dottorato all'Università di Ginevra in Svizzera nella prima metà del 2019. Le forze di occupazione israeliane lo hanno messo in detenzione amministrativa senza accusa o processo. Tareq era già stato messo in detenzione amministrativa nel 2006, quando era ancora solo un bambino. Ha rappresentato una tale "minaccia alla sicurezza" per lo stato israeliano che è stato imprigionato per due anni e mezzo senza alcuna accusa . Nel 2010, quando era uno studente alla Bir Zeit University, fu nuovamente imprigionato per dieci mesi per il fatto che era un attivista impegnato. Nel 2012, Tareq è stato arrestato e torturato per 43 giorni nel centro di interrogatorio Moskobiyeh a Gerusalemme giorni. Nel 2017, Tareq è stato nuovamente messo in detenzione amministrativa e ha trascorso un anno e mezzo tra Ofer e la prigione nel deserto del Negev.
Tareq è stato nuovamente imprigionato nel centro di interrogatorio di Moskobiyeh dopo il suo ultimo arresto da parte delle forze di occupazione israeliane nel novembre 2019. È stato detenuto  per circa 30 giorni, dove è stato torturato usando il metodo del Shin Bet della "posizione di banana" che è stato illegalmente usato contro i prigionieri palestinesi dal 1999. Questa posizione gli ha causato gravi dolori alla schiena e alle articolazioni, che sono stati ulteriormente aggravati dalle pesanti percosse da parte di sei ufficiali di sicurezza  Dal giorno del suo arresto, degli interrogatori e delle torture, la sua famiglia o i suoi avvocati non hanno avuto il diritto di vederlo. Quando Tareq è stato portato davanti al tribunale militare israeliano per la sua prima apparizione, è arrivato su una sedia a rotelle. 
La tortura israeliana subita da Tareq

martedì 25 febbraio 2020

Italia: 25 OPERAIE A PROCESSO PER SABOTAGGIO


Avrebbero introdotto corpi estranei in buste di insalata di un'azienda riminese per contrasti con i titolari legati a motivi salariali. A essi viene rimproverata la mancanza di fedeltà e lealtà. Ma quando mai i padroni sono fedeli e leali verso gli operai?
25 operai, di cui 24 donne, sono stati rinviati a giudizio nei giorni scorsi dal Gip del Tribunale di Rimini perché accusati di avere messo in atto, dal marzo 2015 ai primi di dicembre 2016, azioni continue di sabotaggio ai danni dell’azienda alimentare riminese per la quale lavoravano, che confeziona insalate in busta, già mondate e lavate e pronte per il consumo, per la grande distribuzione italiana. La notizia è passata sotto silenzio, quasi inosservata, probabilmente per non dare importanza a dove può arrivare, in certe circostanze, la rabbia repressa contro un padrone. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 13 maggio.
L’accusa a carico delle operaie è volutamente circostanziata. Stando a quanto si legge, pare che “nelle insalate in busta, destinate ai migliori supermercati, le dipendenti infedeli avrebbero deliberatamente inserito le peggiori schifezze: schegge di legno, pezzi di plastica, di cartone e di metallo, fili di ferro, biglie, mozziconi di sigaretta, ciocche di capelli, ma anche animaletti come lumache, cavallette, falene, rane, tagliaforbici, bruchi, coleotteri, gechi, ragni, vermi e millepiedi”. Le operaie avrebbero sabotato la produzione “gettando i corpi estranei nei macchinari per il lavaggio e il taglio delle verdure o prelevando manualmente gli scarti eliminati dalle selezionatrici ottiche per poi infilarli tra i prodotti scelti per la distribuzione”. Un’accusa che ha lo scopo di sollevare lo sdegno dei “consumatori”. Però, finché gli stessi consumatori sono avvelenati veramente dai produttori di alimenti che usano in serie materie prime marce, allora è tutto regolare!
L’installazione (autorizzata dal Pm) di apposite microcamere nascoste, all’interno della ditta e lungo la catena di produzione, si legge, “ha permesso di svelare la malafede delle lavoratrici”. Inoltre, sempre a quanto si legge, pare che “alcune dipendenti sarebbero state filmate mentre prelevavano alimenti e succhi di frutta per portarli a casa senza autorizzazione facendo così scattare anche il reato di furto”. Il furto di un succo di frutta e di un po’ di insalata rende ridicola la stessa parola “furto”!
Per tutte le 25 operaie, che erano state licenziate per giusta causa e denunciate, l’accusa formale è “quella a vario titolo di adulterazione di cibi, furto di piatti pronti, succhi di frutta, verdure e turbativa dell’esercizio dell’industria e del commercio”.
Leggendo le scarse notizie disponibili non si comprende a prima vista la ragione di tale presunto sabotaggio. Nessun operaio a cuor leggero sabota la produzione. E hanno un bel parlare, gli estensori delle modeste note sull’argomento, di “un atteggiamento che, nelle intenzioni delle lavoratrici ribelli, avrebbe dovuto danneggiare l’incolpevole azienda del riminese per la quale lavoravano”. Detto così, come si può giustificare un atteggiamento “ribelle”, quasi fine a se stesso, verso un’azienda “incolpevole”?
Tuttavia qualcosa traspare. In una nota si legge: “I protagonisti della vicenda – incastrati da 64 telecamere di sorveglianza montate a spese della società proprio per venire a capo della questione – avrebbero agito in maniera sistematica, per danneggiare l’impresa romagnola forse per motivi legati a questioni lavorative e salariali. A far scattare l’allarme, alla fine dello scorso anno, i supermercati della zona allertati dalle segnalazioni dei consumatori dell’insalata in busta”. E in un’altra: “All’origine del sabotaggio, forse, contrasti con i titolari legati a motivi salariali”.
Ah, ecco! …motivi legati a questioni lavorative e salariali…, … contrasti con i titolari legati a motivi salariali… Sappiamo che il sabotaggio non è la forma di lotta che gli operai preferiscono utilizzare, anche perché le moderne forme di tracciabilità dei processi produttivi permettono di risalire rapidamente ai sabotatori e di identificarli facilmente, in modo che siano puniti. Ma, evidentemente, per arrivare, gli operai dell’azienda romagnola, a essere tanto esasperati da sabotare la produzione in maniera così manifesta, ragioni ne avranno avute, e proprio legate alle appena accennate “questioni lavorative e salariali”.
Colpisce, poi, che nelle note disponibili si trova sempre la stessa parola: infedeli. Gli operai vengono non solo accusati ma anche tacciati di essere stati “infedeli” verso l’azienda per la quale lavoravano. Che cosa significa la parola “infedele”? Un qualsiasi dizionario riporta: “Colpevole di un comportamento contrario a un impegno di fedeltà precedentemente assunto”. E andando a scavare nell’etimologia della parola “infedele” si comprende che deriva dalla parola latina “fidelitas” (fedeltà, lealtà), la quale a sua volta viene da “fides”, che significa “fiducia”. Ebbene, gli operai, quando vengono assunti, formalmente o in nero, da un padrone, firmano forse un impegno di fedeltà e lealtà verso lui e il rispetto dei suoi interessi? In base a quale principio dovrebbero nutrire fiducia in lui? Se accettano di vendergli la forza delle proprie braccia lo fanno solo per avere in cambio un salario per sopravvivere, altrimenti farebbero volentieri a meno di faticare per lui e farsi sfruttare.
L’esperienza storica della classe operaia e quella particolare, diretta, viva e quotidiana di ciascun operaio dimostrano che un padrone acquista forza-lavoro al prezzo più basso possibile e la spreme quanto più gli è possibile per ricavarne il massimo profitto. E quando quella forza-lavoro, quegli operai che prima ha sfruttato senza limiti, non gli serve più, la licenzia, la butta in mezzo a una strada senza farsene scrupolo, senza mostrare un briciolo di fedeltà e tanto meno di lealtà verso gli operai. Perciò quale fedeltà, quale lealtà si va pretendendo dagli operai? Quella del cane verso chi lo porta al guinzaglio? Quella del giornalista che mangia alla greppia del padrone di turno?

Colombia: manifestazioni e scontri a Bogotà

2020/02/22


Venerdì scorso, diverse manifestazioni hanno avuto luogo nella capitale colombiana. I lavoratori del servizio di trasporto pubblico TransMilenio hanno manifestato. Anche insegnanti e studenti sono  scesi in strada per chiedere al governo nazionale migliori condizioni lavorative ed educative. Questa mobilitazione, iniziata pacificamente, si è conclusa in scontri tra manifestanti  e polizia antisommossa dell'ESMAD vicino all'università distrettuale. Più tardi, alcuni studenti hanno deciso di bloccare Caracas Avenue, dove sono avvenuti pesanti scontri con la polizia fino a tarda notte.
Scontri a Bogotà

Francia: sei arresti per finanziamenti all PKK

2020/02/23


Quattro persone sono state incriminate venerdì nell'ambito di un'indagine sulle raccolte di fondi a favore del PKK nel sud-ovest della Francia. Sei persone, nate in Turchia ma residenti in Francia, sono state arrestate martedì nella Gironda e nella Charente-Maritime come parte di questa indagine. Quattro di loro sono stati portati di fronte a un giudice investigatore antiterrorismo e accusati di "associazione criminale terroristica" e "finanziamento del terrorismo". Tra questi, una persona è stata messa in detenzione preventiva e le altre tre sotto controllo giudiziario.  Altre due persone sono state rilasciate senza accusa per il momento, ma saranno convocate in seguito dal magistrato esaminatore.
Attivisti del PKK
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venerdì 21 febbraio 2020

Belgio / Turchia:raddoppiata la taglia sulla testa di Bahar Kimyongur

2020/02/20


Nei giorni scorsi la polizia turca ha raddoppiato la taglia  per la cattura di Bahar Kimyongur che ammonta ora a 340.000 euro. Le autorità turche continuano così la loro persecuzione contro questo attivista che è stato nella lista delle persone più ricercate in Turchia dal 2018 Prima di essere inserito nella lista dei ricercati, era stato processato e imprigionato in relazione al caso DHKP-C. Fu poi colpito da un mandato di arresto internazionale emesso dalla Turchia nel 2006. 
Discorso di Bahar Kimyongür

Francia: la polizia di Nantes arresta un gilet giallo grazie alle immagini pubblicate sui social network

2020/02/19


Il 17 novembre 2019, si è tenuto l'atto 53 dei giubbotti gialli. Durante questo atto, si verificarono in particolare scontri a Nantes dove fu attaccato un McDonalds  Martedì 17 febbraio 2020, la polizia nazionale della città ha annunciato di aver identificato il manifestante che avrebbe attaccato il McDonald e che avrebbe partecipato agli scontri con la polizia. Questa identificazione è stata fatta grazie ai video che sono circolati  sui social network. L'attivista è stato arrestato a casa sua e posto in custodia di polizia. L'udienza in tribunale sarà per  il 14 maggio. Secours Rouge ha condotto una campagna per diversi anni contro le foto scattate durante le dimostrazioni. Scattare foto o video irresponsabilmente può mettere in pericolo i manifestanti. Ecco il link alla nostra brochure sull'argomento.
Gilet gialli - Atto 53 - manifestazione a Nantes

martedì 18 febbraio 2020

Colombia: lo sciopero armato ELN paralizza gran parte del paese

2020/02/17


Venerdì 14 febbraio, l'ELN ha dichiarato uno sciopero armato di 72 ore chiedendo la cessazione delle attività di trasporto e la chiusura delle attività commerciali nel paese. Questo sciopero armato ha causato il crollo delle autorità governative nei territori controllati dai guerriglieri. I militari non sono stati in grado di fermare il movimento, nonostante le dichiarazioni ottimistiche di una dozzina di alti ufficiali durante una conferenza stampa. In alcuni casi, soldati e polizia sono stati costretti a cercare rifugio nelle loro  caserme. L'ELN ha inoltre effettuato una serie di attacchi a infrastrutture importabti. I guerriglieri sono riusciti a chiudere le due autostrade che collegano la capitale Bogotà e la seconda città del paese, Medellin, alla costa caraibica, ferendo cinque poliziotti. 
Il traffico tra Cali e il confine con l'Ecuador è stato notevolmente ridotto poiché autisti di autobus e camionisti si sono rifiutati di prendere la rotta panamericana che attraversa il territorio controllato da ELN nella provincia sud-occidentale di Cauca. La compagnia petrolifera pubblica Ecopetrol è stata costretta a chiudere il gasdotto Caño-Limon Coveñas dopo diversi attentati dinamitardi. Un soldato è stato ucciso nella regione nord-orientale di Catatumbo. Nel dipartimento di Arauca, lo sciopero armato ha trasformato sia la capitale provinciale (Arauca) che le altre città del dipartimento in città fantasma dove persino la polizia o l'esercito hanno obbedito agli ordini della guerriglia . Nel dipartimento di Cesar, sei agenti di polizia sono rimasti feriti da un attacco  ELN sulla strada tra le città di Pelaya ed El Burro. Infine, l'ELN ha fatto saltare in aria la strada che collegava il comune di Catatumbo con il Venezuela e Cucuta, la capitale della provincia di Norte de Santander.
Aree controllate da ELN
Dossier: America Latina Tag:  , 

venerdì 14 febbraio 2020

Irlanda del Nord: attivista repubblicano sotto processo per morte della giornalista Lyra McKee


2020/02/13

Paul McIntyre, 52 anni, di Derry, appare davanti alla corte dei magistrati di Londonderry. È accusato di aver sparato con la pistola che ha ucciso la giornalista Lyra McKee lo scorso aprile ( vedi il nostro articolo). Lyra McKee, che stava osservando disordini a Derry, era in piedi vicino a un veicolo della polizia quando fu colpita da un proiettile sparato contro le forze dell'ordine. La Nuova IRA aveva fatto cenno all'incidente in una dichiarazione pubblica. Il tribunale ha ascoltato la difesa di McIntyre che ha richiesto la sua liberazione su cauzione, ma il giudice ha aggiornato l'udienza fino a quando non avrà ricevuto ulteriori informazioni dall'accusa in merito alle prove contro McIntyre. Il caso si basa su una "istantanea" di immagini di scarsa qualità di telefoni cellulari che mostravano un uomo in abiti che corrispondevano a quelli che McIntyre indossava anche il giorno dell'udienza. Dozzine di attivisti repubblicani hanno manifestato in tribunale per sostenere McIntyre. La polizia è intervenuta con la forza.

Scontri a Derry Court

Dossier: Resto d'Europa Tag:  , 

mercoledì 12 febbraio 2020

Russia: antifascisti condannati a 6-18 anni di carcere

2020/02/11


Lunedì 10 febbraio, il tribunale militare di Penza ha condannato sette attivisti antifascisti a pesanti pene detentive per la loro partecipazione, secondo i servizi segreti (FSB) ad una "rete terroristica di estrema sinistra". Dmitry Pchelintsev è stato condannato a 18 anni di prigione, Ilya Shakursky a 16 anni, Arman Sagynbaev a 6 anni, Andrei Chernov a 14 anni, Vasily Kuksov a 9 anni, Mikhail Kulkov a 10 anni e Maxim Ivankin a 13 anni di prigione. Le pene variano quindi da 6 a 18 anni di reclusione, secondo quanto richiesto dal procuratore di San Pietroburgo. Questo caso è iniziato nell'ottobre 2017, quando il Servizio di sicurezza federale russo (FSB) ha arrestato sei persone a Penza accusandole di aver partecipato a un'organizzazione terroristica denominata  "La rete" ( vedi il nostro articolo ).
Per sostenere i prigionieri, è possibile: Effettuare una
donazione all' Anarchist Black Cross tramite PayPal ( abc-msk@riseup.net ). Assicurati di specificare che la tua donazione è riservata per "Rupression".
Pubblicizzare il caso e organizzare eventi di solidarietà.
Se hai il tempo e i mezzi per progettare, produrre e vendere beni di solidarietà, scrivi a rupression@protonmail.com.
Progetta una cartolina di solidarietà che può essere stampata e utilizzata da altri per inviare messaggi di sostegno ai detenuti. Invia le tue idee a rupression@protonmail.com.
Scrivi lettere di supporto ai prigionieri e ai loro parenti tramiterupression@protonmail.com. Maggiori informazioni qui .



Sostenere la manifestazione per i prigionieri accusati di far parte di "The Network"

India: due paramilitari e un guerrigliero uccisi in una sparatoria

2020/02/10

Lunedì scorso sono stati uccisi due membri delle forze speciali  CoBRA, nonché una guerriglia maoista, durante una sparatoria nelle foreste del distretto di Bijapur a Chhattisgarh. I paramilitari n. 204 del Comando for Resolute Action (CoBRA) stavano eseguendo un'operazione di  anti-guerriglia quando sono stati attaccati. Oltre ai due uccisi, altri due paramilitari sono stati colpiti, incluso un ufficiale gravemente ferito allo stomaco.


Combattenti maoisti

Dossier: India-Nepal Tag:  ,  , 

domenica 9 febbraio 2020

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Palestina: quinto manifestante ucciso durante le proteste contro il piano di Trump

2020/02/08


Un manifestante palestinese è stato ucciso venerdì dalle forze israeliane durante gli scontri nella Cisgiordania occupata. La sua morte porta a cinque il bilancio delle vittime delle proteste contro il piano di Trump. Badr Nafla, 19 anni, è morto dopo essere stato colpito al collo da forze israeliane durante gli  scontri nei pressi della città di Tulkarem nella Cisgiordania occupata . Gli scontri sono scoppiati venerdì in diverse aree della Cisgiordania, compreso il muro che separa il villaggio di Bilin dalla colonia di Modiin Illit, a nord di Ramallah.
Dimostrazione ai piedi del muro, ieri venerdì

Stati Uniti: rilasciato Chuck Africa, l'ultimo prigioniero esponente del Move

2020/02/08


Chuck Africa, l'ultimo prigioniero del Move ( gruppo di liberazione dei neri fondato nel 1972) è stato rilasciato  dopo 42 anni di prigione. Fu imprigionato poco dopo il suo diciottesimo compleanno in seguito all'attacco e all'assedio da parte della polizia di una casa della comunità del Move a Filadelfia nel 1978. Durante l'attacco centinaia di agenti di polizia, squadre SWAT armate di mitragliatrici, gas lacrimogeni, bulldozer e cannoni ad acqua circondarono la proprietà . La polizia aprì il fuoco e, secondo quanto riferito, i membri di Move non risposero al fuoco. Un ufficiale di polizia fu ucciso dal fuoco incrociato degli stessi poliziotti. Nove membri del gruppo MOVE furono arrestati e ritenuti congiuntamente responsabili della morte dell'ufficiale di polizia, nonostante prove forensi dimostrarono il contrario. Nel 1980, i nove membri del gruppo furono condannati per omicidio di terzo grado e reati minori e ciascuno con condanne che andavano  dai 30 anni di prigione al carcere a vita. Due dei nove prigionieri, Merle e Phil Africa, morirono in prigione. Gli altri sette hanno combattuto per molti anni per la loro liberazione. Chuck Africa è stato l'ultimo prigioniero dei 9 di Move ancora in carcere.
Chuck Africa
Dossier: America del Nord Tag:  ,  , 

 Ilaria e Tobias liberi Nessuna estradizione per Gabriele Lunga vita in libertà ai latitanti L’11 febbraio scorso degli esponenti di estrema...