domenica 24 luglio 2022

 

PIACENZA, SABATO 23 LUGLIO


Una grande giornata di lotta. Alcune migliaia di manifestanti sono giunti a Piacenza da varie città per questa scadenza nazionale che concludeva una settimana di scioperi spontanei, uno sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, e numerosissimi presidi davanti a palazzi governativi. Una settimana che ha visto, infine, un’unità di tutte le sigle del sindacalismo di base e Comitati di lotta come quello della GKN di Firenze, del Movimento 7 novembre dei disoccupati di Napoli, dei NoTav, e di tanti gruppi militanti, studenteschi in particolare, nonché politici.

Il tutto è provocato dall’estrema gravità dell’operazione repressiva in corso: si criminalizzano anni di scioperi e picchetti (agli atti giudiziari se ne elencano dal 2014 al 2021) trasformandoli in atti volti ad “estorcere” miglioramenti aggiuntivi ai contratti nazionali di categoria, volti a strumentalizzare la conflittualità per “far soldi” a favore delle “associazioni a delinquere” costituitesi in seno ai due sindacati, SI Cobas e USB. Cioè la sostanza stessa della lotta sindacale, operaia diventa un atto delinquenziale se pretende di andare oltre il quadro stabilito fra padronato, sindacati collaborazionisti e governo! Accuse che sul piano giuridico sono pesanti, prevedono anni di carcere.

Un’operazione di tale gravità è chiaramente imbastita ai piani alti del potere, e ne annuncia altre: l’orizzonte è l’autunno, le tensioni sociali che si accumulano con l’avanzante impoverimento di massa e le crisi sistemiche, climatica, sanitaria e bellica. Lo Stato cerca di reprimere preventivamente il propagarsi di lotte e movimenti di massa.

Diffusa è la percezione di essere entrati in uno “stato di guerra” permanente. La repressione è, percio’, la guerra interna contro il nemico di classe. Peraltro, altro fatto grave, giorni fa è scomparso in un cantiere in Sicilia un operaio militante, Daouda Diané e, vista la pratica storica dei padroni mafiosi, c’è da temere il peggio. Insomma, un altro tipo di violenza borghese che concorre a questo “stato di guerra”.

La consapevolezza di queste realtà alimenta la coscienza di classe, la prospettiva che si deve contare solo sulle nostre forze, che i margini di mediazione sono inconsistenti e che l’unica possibilità sta nello sviluppare il nostro campo proletario. Per questo, anche, la grande unità di questi giorni, il fronte di classe invocato da tutte le componenti, sono passi in avanti importanti.

La solidarietà con i compagni arrestati, la lotta per la loro liberazione, possono crescere solo insieme alla nostra organizzazione di classe autonoma, allo sviluppo del rapporto di forze.

LE LOTTE OPERAIE NON SI PROCESSANO !

ASSOCIAZIONE A DELINQUERE SONO STATO E PADRONI !





 Ilaria e Tobias liberi Nessuna estradizione per Gabriele Lunga vita in libertà ai latitanti L’11 febbraio scorso degli esponenti di estrema...