lunedì 30 novembre 2020


Saluto ai prigionieri e alle prigioniere in occasione della Conferenza di Lavoro del Soccorso Rosso Internazionale – novembre 2020

Cari compagni e care compagne,

I/le delegati/e partecipanti alla Conferenza di Lavoro del Soccorso Rosso Internazionale v’inviano i loro saluti più calorosi. La Conferenza si è tenuta in un contesto particolare legato alla seconda ondata del Covid-19, il che ha condizionato molto tale Conferenza sia a livello dei metodi che degli argomenti trattati.

Senza grande sorpresa, Covid-19 ha occupato un posto particolare nei nostri scambi d’opinione. Ovunque la nostra classe deve affrontare il carattere antipopolare della gestione della pandemia con l’intensificarsi della repressione e delle privazioni economiche. Avevamo in precedenza identificato la crisi legata alla pandemia come un’occasione storica per far progredire la coscienza e la lotta di classe. La sinistra rivoluzionaria resta però ancora troppo paralizzata dalla crisi e incontra difficoltà ad adattarsi alle nuove realtà. Eppure la nostra classe si mobilita soprattutto nei Paesi dell’Europa meridionale dove non esistono né volontà politica, né margini finanziari per attenuare gli effetti della crisi o per scaglionarli nel tempo. Queste mobilitazioni ampie e radicali non corrispondono agli schemi tradizionali cui siamo abituati. I loro nuovi caratteri, che abbiamo cominciato a identificare attraverso l’esempio dei gilet gialli, sembrano confermarsi. Queste nuove mobilitazioni raggruppano fasce molto differenti di persone, ovvero proletariato, giovani e piccola borghesia. Queste mobilitazioni sono destinate a svilupparsi con il peggioramento della crisi economica provocata dalla crisi sanitaria.

Il nostro lavoro politico dovrà tener conto di questa nuova realtà, del fatto che le mobilitazioni, siano esse economiche (lotta per un reddito sostitutivo) o politiche (lotta per la difesa delle libertà), devono affrontare una repressione come elemento della guerra condotta dalla borghesia contro la nostra classe. Le rivolte di prigionieri, cui alcuni/e di voi hanno aderito, ne costituiscono peraltro un chiaro esempio La dialettica lotta/repressione/resistenza mostra nuovamente d’essere al centro del processo rivoluzionario, dialettica in cui voi svolgete un ruolo di primo piano. Il nostro lavoro prosegue su vari fronti: processi contro i/le manifestanti (fra l’altro quelli contro il G20 di Amburgo, 2017), solidarietà ai/alle rivoluzionari/rivoluzionarie prigionieri (fra l’altro: Georges Abdallah, Nikos Maziotis, Pola Roupa, i/le prigionieri/e sottoposti ai regimi d’isolamento e 41bis in Italia, ecc.), solidarietà internazionale (fra l’altro con il Rojava che affronta una guerra permanente di bassa intensità condotta dal fascismo turco). Ci impegniamo a fare di tutte queste mobilitazioni dei momenti d’offensiva, dei momenti in cui gli attacchi del nemico si ritorcano contro di esso. Compagni, in questo periodo difficile la vostra partecipazione al processo rivoluzionario è più che mai essenziale. L’esempio della vostra resistenza nelle prigioni continua a ispirare e alimentare le nostre lotte. Vi rinnoviamo, cari/e compagni/e, i nostri saluti più calorosi.

Proletari torinesi per il SRI

Collettivo contro la repressione per il SRI

via Magenta 117 – 20099 Sesto S. Giovanni (MI)







giovedì 12 novembre 2020

 

Stop alla guerra di aggressione contro il Rojava!

Comunicato stampa della campagna di solidarietà RiseUp 4 Rojava


Come parte di una settimana di azione internazionale, convocata dalla campagna RiseUp 4 Rojava, ci sono state diversi momenti di protesta e dimostrazione contro la guerra di aggressione del regime di Erdogan alla Federazione Democratica del Nord-Est della Siria e al movimento di liberazione kurdo; con lo slogan “Da Kobane a tutto il mondo: solleviamoci contro il fascismo!”, nei giorni scorsi, hanno espresso la propria solidarietà con la resistenza di Kobane e con la rivoluzione del Rojava/Nord-est della Siria. La settimana d’azione si é avviata il 1°novembre, Giornata Internazionale per Kobane, che commemora il 1°novembre del 2014 quando milioni di persone scesero in piazza in tutto il mondo per sostenere l’eroica resistenza di Kobane contro il sedicente Stato Islamico, e produssero un movimento globale di solidarietà, resistenza e lotta comune, che oggi si organizza al di là delle frontiere e difende la speranza rivoluzionaria.

La settimana scorsa manifestanti hanno dimostrato in circa 30 Paesi – fra cui Argentina, Brasile, Canada, Sud Africa, Germania, Svezia, Svizzera, Catalogna, Francia, Portogallo, Gran Bretagna, Grecia, Turchia, Australia – e fino alle strutture locali in Rojava e a quelle kurde di sostegno in Europa, in particolare “Donne in difesa del Rojava”, la “Comune Internazionalista del Rojava”, “Rendiamo di nuovo verde il Rojava”. In più di 30 Paesi, con più di 150 iniziative, in forme varie e creative, si è dimostrato che le conquiste della rivoluzione vanno difese e che la continuazione e l’intensificazione della guerra non vanno accettate in silenzio, bensì contrastate preventivamente con tutti i mezzi. In diverse città sono state fatte azioni contro imprese di produzione bellica e altre che collaborano con lo Stato turco nel funzionamento della macchina bellica. L’apparato bellico della Turchia è molto dipendente dal supporto di altri Stati, sia tecnologicamente e finanziariamente che sotto l’aspetto politico.

Se vogliamo fermare la guerra del fascismo turco contro il movimento democratico, contro le conquiste rivoluzionarie e le popolazioni di Kurdistan e Siria, dobbiamo troncare anche i supporti alla guerra” dice Sores Ronahì, un portaparola della Comune Internazionalista del Rojava, facendo appello anch’egli alla settimana di mobilitazione. “In alcuni casi la pressione sulle imprese e sugli Stati ha avuto degli effetti”, continua Ronahì. Portando l’industria bellica turca in una profonda crisi, a partire dall’invasione di ottobre. Per esempio è stata bloccata l’esportazione di acciaio per blindature a diversi fabbricanti turchi (e.g. Otokar, BMC, Roketsan) ; e lo sviluppo del progetto di carri armati “Altay”, dei jet “TFX”e l’acquisto degli elicotteri “ATAK”non possono realizzarsi venendo a mancare i motori adatti. Poche settimane fa il fabbricante canadese di motori Bombardier e la sua filiale australiana BRP Rotax hanno annunciato che non forniranno più motori per droni alla Turchia.

La campagna RiseUp 4 Rojava vuole sviluppare questi successi e incrementare ancora la pressione sulla Turchia. Sores Ronahì conclude “Con la nostra resistenza globale, con centinaia di azioni in molti Paesi, nelle diverse forme di manifestazioni, blocchi e occupazioni, in giro per il mondo, noi protestiamo contro i crimini dello Stato turco e dei suoi alleati. Al tempo stesso contribuiamo, organizzando eventi e conferenze, a diffondere la speranza e la pratica alternativa che il Rojava rappresenta. Ora è più urgente che mai che si uniscano le nostre lotte e che si porti avanti, si difenda la speranza che il Rojava alimenta in tutto il mondo.”

Sullo sfondo:


Nelle ultime settimane, la guerra della Turchia contro la Federazione Democratica della Siria del nord-est minaccia un’ulteriore escalation.
La Turchia, con l’ausilio delle milizie islamiste, sta sempre occupando città e zone del Rojava, perpetrando sistematiche violazioni dei diritti umani e minacciando ulteriori invasioni delle aree liberate del Rojava/nord-est della Siria, nel prossimo futuro.


Panoramica delle iniziative:

Su Twitter potete trovare una panoramica delle iniziative svolte in diversi Paesi, nei giorni scorsi. La documentazione fotografica può essere liberamente utilizzata: https://twitter.com/RISEUP4R0JAVA/status/1322622541563920384


Campagna Rise Up 4 Rojava


https://riseup4rojava.org/

https://www.facebook.com/riseup4rojavaInternational/

https://twitter.com/riseup4rojava2

https://www.instagram.com/riseup4rojava_international/


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