sabato 31 dicembre 2022

 31 dicembre, ancora una manifestazione oggi contro il 41bis e per  il compagno Alfredo Cospito. 72 giorni di sciopero della fame, due mesi e mezzo di mobilitazione crescente che, finalmente, hanno bucato la cappa di piombo che grava su questo inferno carcerario, sotto cui il potere vorrebbe schiacciare, annientare militanti rivoluzionari/e e una consistente parte di detenuti mostrificati ad arte, usati come caprio espiatorio sociale.  Il compagno Alfredo ha deciso sin dall'inizio di dare alla sua lotta un carattere generale, offerta alla causa comune sia di lotta contro "queste abominazioni repressive dello Stato" - regime 41bis e ergastolo ostativo (cioè effettivo) - sia di contributo alla lotta rivoluzionaria. Non è stata cioè una scelta dettata da disperazione, una suicidaria rinuncia alla vita (come sempre il potere mistifica queste scelte), bensi un atto di resistenza e di libertà al massimo livello possibile.  E proprio questa determinazione, questo coraggio, questa generosità rivolta a tutti gli/le oppressi/e dalla repressione e al movimento rivoluzionario nel loro insieme, ha fatto si che si estendesse una solidarietà notevole, che attorno all'area anarchica si aggregassero altri settori militanti, che tutti insieme ci si sia fatti carico di una mobilitazione continua e intensa.  Si è capita l'importanza della posta in gioco.  Che non è solo il 41bis ma tutta la repressione antiproletaria e controrivoluzionaria in atto, da molti anni sempre piu' pesante. Dalla blindatura di tutte le manifestazioni e scioperi autentici, all'arresto per reati associativi come l'"associazione a delinquere" verso comitati di lotta e sindacati di base, la trasformazione dello sciopero in delitti come l'"estorsione", "violenza privata", fino al famigerato articolo del codice fascista "devastazione e saccheggio" (imputazione certo appropriata per capitalismo e imperialismo!), fino alle violenze poliziesche sistematiche nelle carceri (la strage di 14 detenuti in rivolta nel marzo 2020, nei cpr e lager italo-libici, contro operai/e e studenti, ecc. Lottare contro il 41bis e l'ergastolo ostativo vuol dire resistere sulla barricata piu' avanzata, vuol dire contrastare, magari far arretrare la macchina repressiva nel suo insieme.  E vuol dire costruire, sviluppare legami solidali fra componenti proletarie e rivoluzionarie, la cosa piu' preziosa per i tempi a venire!  

IMPEDIAMO L'ASSASSINIO DEL COMPAGNO ALFREDO COSPITO!

CHIUDERE LE SEZIONI 41bis! ABOLIRE L'ERGASTOLO OSTATIVO!

FRONTE UNITO DI CLASSE CONTRO TUTTE LE REPRESSIONI!


Pubblichiamo di seguito qualche documento significativo dei passaggi di questa vicenda. Quello che segue è frutto di una convergenza fra il SRI e alcuni Collettivi di quartieri romani e Viterbo, alcuni di provenienza storica dall'Autonomia Operaia, e comunque comunisti. Questo proprio a testimoniare la buona unità di Fronte che si sviluppa insieme al movimento anarchico.  La manifestazione del 17 dicembre fu un successo in quanto la nostra mobilitazione entro' a pieno titolo in quella giornata di sciopero e manifestazione dei sindacati di base.  Strade e muri ne portarono i segni (fra cui il nostro manifesto).

IMPEDIAMO L’ASSASSINIO DEL COMPAGNO ALFREDO COSPITO!

CHIUSURA DELLE SEZIONI CARCERARIE 41bis PER TUTTI/E!

La battaglia ingaggiata dal compagno anarchico Alfredo Cospito ha dato avvio ad una mobilitazione di notevoli proporzioni, e a livello internazionale. La sua è stata una dichiarazione di sciopero a oltranza, fino alla morte. Proprio perché militante rivoluzionario che ama la vita e la libertà, di fronte a questa totale negazione di vita che gli viene imposta con il regime carcerario 41bis, ha deciso di portare la lotta fino all’estremo. Facendone una battaglia per tutti/e, per la causa comune, contro la barbarie di Stato, contro la repressione sotto tutte le sue forme, e per la lotta rivoluzionaria. Una lotta cui ha continuato a contribuire con determinazione pure in questi 10 anni di prigionia già nelle sezioni di alta sicurezza. Ora si sono uniti in questo sciopero della fame altri prigionieri/e anarchici/e: Ivan Alocco, Anna Beniamino, e Juan Sorroche (che ha smesso dopo un mese).

Egualmente i/le prigionieri/e delle Brigate Rosse-PCC da 17 anni resistono in questo feroce regime detentivo, rifiutando la resa e la collaborazione che lo Stato vuole estorcere. Nadia Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma, mentre Diana Blefari è stata “suicidata” nel 2009. Infliggere sofferenza per ricattare e ottenere un risultato è esattamente questa la definizione di tortura. Dai tempi della “santa Inquisizione”! E altri/e 16 militanti delle BR sono ancora in sezioni di “alta sicurezza” da 40 anni, sempre perché rifiutano la resa! Questo è quello che avviene nelle carceri italiane. E qui vogliamo soprattutto dire quanto è grande e generosa la resistenza di questi/e prigionieri/e: con la loro vita difendono l’idea rivoluzionaria, sostengono la possibilità e la necessità della rivoluzione nell’interesse di tutto il movimento di classe, del proletariato, dei popoli oppressi. Sono dei combattenti, parte viva e pulsante della tendenza alla liberazione sociale, dalle catene di questo immondo sistema di sfruttamento.

L’escalation repressiva, messa in atto dai governi successivi, arriva al parossismo ora che ci hanno trascinato pure nella spirale di guerre imperialiste. Dall’Ucraina al Medio Oriente, all’Africa, i predoni di sempre, cioè le potenze imperialiste associate nella Nato, invadono, devastano, saccheggiano. E criminalizzano ogni popolo o movimento che resista al loro imperialismo, denigrandoli, mostrificandoli. All’interno operano con lo stesso metodo, siamo arrivati al punto che dei sindacati di base e i comitati di lotta per la casa vengono accusati di essere “associazioni a delinquere” e gli scioperi da loro condotti o le azioni di solidarietà trasformati in reato di “estorsione”! Mentre gruppi rivoluzionari e movimenti di resistenza (come il Notav o i migranti) vengono continuamente minacciati con l’imputazione di “terrorismo”.

La storia ha dimostrato, e dimostra, che le stragi, il terrorismo sono praticati dagli Stati, è nella loro logica di dominio, sociale e coloniale. I movimenti rivoluzionari proletari, invece, praticano la lotta armata contro le istituzioni dominanti e le elite dello sfruttamento. E così è nel caso degli anarchici oggi al centro di questo accanimento repressivo. Vengono accusati di “strage politica” per delle azioni di danneggiamento di strutture statali, senza il minimo ferimento. Condannati per ciò dallo Stato che le stragi le ha fatte davvero, causando la maggior parte di morti e feriti degli “anni di piombo”(stazione di Bologna, ecc) e, naturalmente, nella completa impunità dei suoi sgherri e generali.

Al di là delle differenze, non si tratta di parteggiare per la Federazione Anarchica Informale o per le Brigate Rosse, dobbiamo riconoscere che esse sono parte viva e coraggiosa del nostro campo proletario. La lotta rivoluzionaria sarà sempre necessaria, pur con tempi e modi diversi, per arrivare all’orizzonte della liberazione sociale, scardinando le catene di questo sistema marcio e criminale. Quindi solidarietà a tutti/e resistenti/e colpiti dalla repressione e così ai/alle rivoluzionari/e sottoposti a quella più feroce del 41bis e dell’ergastolo ostativo (effettivo). Da settimane le iniziative solidali sono moltissime, in tante città, anche europee e nel mondo. Infatti la portata di questa lotta è pure internazionalista, collegandosi ad altre lotte in corso da parte di prigionieri rivoluzionari, dalla Grecia alla Turchia, dall’Egitto all’India, e altre ancora. Al loro imperialismo opponiamo il nostro Internazionalismo!

Partecipiamo a questa settimana decisiva per le nuove sentenze contro Alfredo Cospito e prepariamo una scadenza internazionale il sabato 17 dicembre

FRONTE UNITO DI CLASSE CONTRO TUTTE LE REPRESSIONI! SOLIDARIETA’INTERNAZIONALE PER LA RIVOLUZIONE!

Soccorso Rosso Internazionale - Comitato di Lotta Quadraro/Nido di Vespe -        Comitato di Lotta Villa Gordiani - Comitato di Lotta Viterbo -                                          Classe contro Classe 

3 dicembre 2022






Riportiamo ancora un post pubblicato in pagina fb su questa data capitale per lo scontro di classe in Italia.  Un significato pienamente in corso nelle vicende attuali. 

12 dicembre, il terrorismo di Stato!

Questa data è ormai scolpita nella Storia a rappresentare ciò di cui la classe dominante e il suo Stato sono capaci pur di perpetuare il proprio potere. La strage di pazza Fontana, 16 morti, e l’assassinio in questura del compagno Giuseppe Pinelli , nonché il linciaggio mediatico e l’incarcerazione per alcuni anni di Pietro Valpreda e altri anarchici. Il tutto orchestrato, ai più alti piani, da ufficiali dei corpi repressivi e magistrati, sotto la direzione della cupola democristiana e dei loro padrini, NATO e CIA. I fascisti, esecutori finali, gli utili idioti da scaricare al caso necessario (ma anche essi beneficeranno di ampi margini di impunità e trattamenti carcerari molto blandi).

E mentre questo scenario di guerra interna verrà replicato tante volte lungo tutto il ciclo di scontro di classe degli anni70/80 , sempre nella più oscena complicità di apparati statali e imperialisti e nella garantita impunità, venivano scatenate le peggiori armi repressive contro il nostro movimento rivoluzionario: carceri speciali, infernali, esecuzioni per strada e tortura. Oggi ancora 16 militanti delle Brigate Rosse sono in carcere da allora, da 40 anni! Una guerra interna da cui la borghesia non torna più indietro. Quando la situazione sociale, le tensioni si aggravano (come in questi ultimi anni di crisi “globale”), riattivano questo loro arsenale, anzi lo incrementano. Siamo arrivati così all’uso del regime carcerario 41bis e dell’ergastolo ostativo contro il compagno anarchico Alfredo Cospito, per un’azione esplosiva che non ha fatto nemmeno un ferito! E tre militanti delle BR-PCC resistono in 41bis da 17 anni. Nel frattempo il generale dei servizi segreti Gianadelio Maletti, depistatore di piazza Fontana, cioè stragista(!) passeggia in parlamento con i suoi camerati (ed è solo un esempio fra i tantissimi che si possono fare).

Terrorismo di Stato contro Rivoluzione proletaria, questo lo scontro, questa la barricata. Loro non hanno mai smesso. Ai/alle militanti del proletariato il ritrovare la forza per sostenere questa barricata. La liberazione sociale, e dei nostri/e prigionieri/e passa di qui.



venerdì 16 settembre 2022

 

In india come in Kurdistan

Si parla ben poco di quello che succede in India, eppure un processo rivoluzionario di grandi dimensioni tocca circa un terzo di territori e popolazioni di questo “subcontinente”. La guerra popolare, condotta dal Partito Comunista d’India (Maoista) affonda le sue radici nella lunga storia di rivolte, dai tempi di quella dei cosi detti Naxaliti (1967).E’ una storia, un’attualità fatta di lotta per la liberazione sociale dal doppio sfruttamento, dei capitalisti (oligarchi) locali e dell’imperialismo (due secoli di dominio della monarchia britannica, particolarmente feroce). Un processo di liberazione che si fa strada quindi armi alla mano. Esattamente come in Rojava e in tutto il Kurdistan. Le pratiche sociali sviluppate nei territori liberati sono simili: egualitarismo, emancipazione delle donne, istruzione e strutture sanitarie gratuite di massa, forme comunitarie di vita, superamento delle divisioni etniche e nazionali, internazionalismo proletario.


Per tutto cio’ sono tanto odiati e aggrediti, la repressione diventa guerra interna. La lista degli orrori perpetrati da regimi che si possono senz’altro definire fascisti, è senza fine e gode della piu’ vile copertura da parte dell’imperialismo occidentale. In particolare è molto pesante l’uso di armi chimiche, gas e, ultima aberrazione tecnologica, dei droni assassini. Cosî come l’impiego di orde mercenarie, di ispirazione nazista o jihadista, o mafiose. Purtroppo non c’è nulla di nuovo (e qui in Italia dovremmo aver capito la lezione dai tempi delle connessioni del terrorismo di Stato, che univa fascisti, mafiosi, sbirri, sotto la direzione di servizi segreti e Nato), ma è la scala, la dimensione di questi vecchi fenomeni ad aumentare ancora. Si pensi solo che in India i/le prigionieri/e rivoluzionari/e sono circa 10.000, e diverse migliaia lo sono fra Turchia e Kurdistan.


Oggi siamo in piazza all’appello del PCI(maoista) e del Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India, in solidarietà con le rivendicazioni elencate nel loro appello, fra cui le condizioni di prigionia e contro l’uso di armi chimiche e droni. Obiettivi che si apparentano a quelli delle Forze Rivoluzionarie di Kurdistan, Turchia e Siria. E’ una settimana di mobilitazione internazionale.


Internazionalismo utile anche rispetto alle nostre condizioni interne: lottare contro lo sfruttamento bestiale che grava sui proletari immigrati (fra cui i molti indiani nell’Agro Pontino), contro lo stato di segregazione loro imposto con violenza razzista e repressione.

E ancora, è utile per affermare le ragioni rivoluzionarie ovunque. Lo sprofondamento in crisi globali devastanti, pandemica-sanitaria, climatica e ora bellica, rende vane le illusioni riformiste e istituzionali. Non sarà per le vie della ragione che si potrà smuovere il sistema piu’ criminale che abbia mai dominato il mondo, la storia umana.


Solidarietà attiva e politica con i movimenti rivoluzionari, di liberazione, con prigionieri/e, con il proletariato di tutte le provenienze.

Su queste basi puntare a costruire le nostre forze per avviare un processo rivoluzionario e internazionalista anche qui nei paesi imperialisti.


Roma 17 settembre 2022


Per contatti: RiseUp4Rojava, raccolta fondi per maschere antigas a sostegno dei combattenti – e il sito del Soccorso Rosso Internazionale, rhi-sri.org


 



domenica 24 luglio 2022

 

PIACENZA, SABATO 23 LUGLIO


Una grande giornata di lotta. Alcune migliaia di manifestanti sono giunti a Piacenza da varie città per questa scadenza nazionale che concludeva una settimana di scioperi spontanei, uno sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, e numerosissimi presidi davanti a palazzi governativi. Una settimana che ha visto, infine, un’unità di tutte le sigle del sindacalismo di base e Comitati di lotta come quello della GKN di Firenze, del Movimento 7 novembre dei disoccupati di Napoli, dei NoTav, e di tanti gruppi militanti, studenteschi in particolare, nonché politici.

Il tutto è provocato dall’estrema gravità dell’operazione repressiva in corso: si criminalizzano anni di scioperi e picchetti (agli atti giudiziari se ne elencano dal 2014 al 2021) trasformandoli in atti volti ad “estorcere” miglioramenti aggiuntivi ai contratti nazionali di categoria, volti a strumentalizzare la conflittualità per “far soldi” a favore delle “associazioni a delinquere” costituitesi in seno ai due sindacati, SI Cobas e USB. Cioè la sostanza stessa della lotta sindacale, operaia diventa un atto delinquenziale se pretende di andare oltre il quadro stabilito fra padronato, sindacati collaborazionisti e governo! Accuse che sul piano giuridico sono pesanti, prevedono anni di carcere.

Un’operazione di tale gravità è chiaramente imbastita ai piani alti del potere, e ne annuncia altre: l’orizzonte è l’autunno, le tensioni sociali che si accumulano con l’avanzante impoverimento di massa e le crisi sistemiche, climatica, sanitaria e bellica. Lo Stato cerca di reprimere preventivamente il propagarsi di lotte e movimenti di massa.

Diffusa è la percezione di essere entrati in uno “stato di guerra” permanente. La repressione è, percio’, la guerra interna contro il nemico di classe. Peraltro, altro fatto grave, giorni fa è scomparso in un cantiere in Sicilia un operaio militante, Daouda Diané e, vista la pratica storica dei padroni mafiosi, c’è da temere il peggio. Insomma, un altro tipo di violenza borghese che concorre a questo “stato di guerra”.

La consapevolezza di queste realtà alimenta la coscienza di classe, la prospettiva che si deve contare solo sulle nostre forze, che i margini di mediazione sono inconsistenti e che l’unica possibilità sta nello sviluppare il nostro campo proletario. Per questo, anche, la grande unità di questi giorni, il fronte di classe invocato da tutte le componenti, sono passi in avanti importanti.

La solidarietà con i compagni arrestati, la lotta per la loro liberazione, possono crescere solo insieme alla nostra organizzazione di classe autonoma, allo sviluppo del rapporto di forze.

LE LOTTE OPERAIE NON SI PROCESSANO !

ASSOCIAZIONE A DELINQUERE SONO STATO E PADRONI !





martedì 1 febbraio 2022

 

GENNAIO 1982, 40 ANNI FA.

All’apice dello scontro di classe degli anni 70, le Brigate rosse condussero ancora l’operazione Dozier (un comandante NATO in Europa, un massacratore in Vietnam). La sua liberazione avvenne grazie all’uso sistematico della tortura, che il governo aveva autorizzato da molti mesi ormai, contro i militanti catturati. La decisione era stata drastica: soluzione alla sudamericana ! Già anni di carceri speciali/infernali (inaugurate nel 1977) avevano dispiegato una violenza di Stato scientifica, sistematica. Su questo s’innestò l’ulteriore salto terroristico, con tortura e omicidi mirati nelle strade. Altro che vittoria con “lo stato di diritto” e la Costituzione in mano .. Nel vivo di quegli eventi diversi organismi di lotta parteciparono alla formazione di un Comitato nazionale contro l’uso della tortura, avviando una precisa opera di controinformazione, fino alla pubblicazione di un libro che documentava “La tortura in Italia”.

Durante tutto il 1982 questo scontro continuò, virulento, e purtroppo il movimento di classe non riuscì più a reggere l’urto, cominciò a disgregarsi. Pesavano anche il contesto internazionale, con l’offensiva neoliberista repressiva e guerrafondaia, ovunque, la collaborazione della “sinistra” riformista fino alla sua completa integrazione. E, certo, i limiti, gli errori del nostro campo, ma quale rivoluzione non passa per un lungo e tortuoso percorso?

Ma quel filo rosso, della continuità, non si spezzò. Da allora gruppi di militanti, dentro e fuori dalle carceri, resistono. La lotta per la liberazione sociale continua in varie forme. E i momenti alti, come quegli anni, restano latenti, linfa vitale per ritrovare la via rivoluzionaria. Vogliamo perciò ricordare questo “anniversario” di 40 anni non per la ferocia repressiva, per una sconfitta momentanea (per quanto pesante), vogliamo ricordare i 40 anni di carcere sostenuti con onore e dignità da diversi/e compagni/e a difesa della rivoluzione! Fra loro, almeno un nome: Cesare Di Lenardo, giovanissimo operaio friulano, partecipe dell’operazione Dozier, che affrontò eroicamente quei giorni di tortura, e fece scoppiare pubblicamente il caso. Il suo coraggio, la sua coerenza arrivano all’oggi, fanno risplendere la bandiera rossa sull’infamia del terrorismo di Stato.

*“La tortura in Italia” si può consultare in pdf nell’ archivio de larossaprimavera.org, fondo Paola Staccioli.











 MASCHERE ANTIGAS PER LA GUERRIGLIA IN ROJAVA 

Una delle attuali potenze facente parte del circo “democratico” G20 e pilastro della NATO è in realtà un ben noto regime fascista, quello turco. Un regime che governa col terrore, declinato con vari mezzi, fra cui una sistematica violenza genocida contro il popolo curdo e altre minoranze etniche, nonché contro le organizzazioni proletarie. 

Da molti anni però si trova a fronteggiare una resistenza eroica e tenace, multietnica e internazionalista, guidata dalle forze curde, dalle loro storiche organizzazioni rivoluzionarie di liberazione. In Rojava, in particolare, gran parte del territorio è stato liberato e vi si sviluppa una concreta e ricca esperienza di autogoverno e trasformazione sociale. Proprio ciò che odiano non solo i fascisti turchi ma anche le potenze imperialiste. Ed ecco che queste ultime hanno aperto la strada all’invasione del Rojava, nel 2018 ad Afrin, coprendo gli ennesimi crimini e stragi perpetrate, fra l’altro, con l’ausilio delle orde jiahdiste (da sempre finanziate e armate segretamente). 

L’ultima nefandezza è l’impiego di gas bellici per colpire combattenti e popolazione rifugiata nei tunnel, costruiti appositamente per resistere ai bombardamenti aerei. Uso dei gas e altre armi chimiche che sono pure vietate dalle Convenzioni internazionali ma, si sa, le “democrazie” autoelette e i loro sgherri si permettono di tutto, tanto sono loro stessi giudici e gendarmi mondiali.

 Quello che succede in Medio Oriente e Maghreb ha un impatto diretto e importante in Europa. Sappiamo l’involuzione repressiva razzista che ha informato gli Stati europei, nel doppio senso di un governo militarizzato del proletariato migrante e nella diffusione del veleno nazionalista e suprematista bianco. La crisi pandemica ha inasprito ancor più questa gestione economico-sociale, siamo dentro un vortice di barbarie capitalistica, dove la condizione lavorativa viene sempre più disciplinata in termini coercitivi, di ricatto permanente. Fabbrica e galera tornano a confondersi.. In piena pandemia non hanno fermato certo la produzione e nemmeno le spedizioni militari. Nel PNRR stesso è previsto un aumento secco delle spese militari. Per fare cosa? Altro che sanità pubblica..piombo ai popoli! Quello che fanno in Libia, Iraq, Siria, Sahel, Afghanistan,ecc. è evidente!!

 I movimenti che oggi contestano e resistono a questa barbarie – i giovani di FFF, il nuovo movimento operaio (facchini, GKN), il movimento femminista - devono anche rendersi conto che nessun cambiamento sarà possibile pacificamente. La rivoluzione in Rojava ne è la dimostrazione vivente. Dobbiamo imparare da loro, interagire, costruire insieme una prospettiva. Come loro ci dicono, la rivoluzione in Rojava è per l’umanità intera, così come la sconfitta del fascismo turco. L’internazionalismo è un interesse molto concreto per tutti i popoli! 

Il loro apporto è preziosissimo e possiamo cominciare con la solidarietà. Sulle orme di quella splendida dei volontari internazionalisti che, a centinaia, sono accorsi a contribuire allo sforzo di guerra. E, sovente, al prezzo della propria vita, come Tekoser Orso, Ivana Hoffman, Anna Campbell e tante/i altre/i. Oggi possiamo contribuire concretamente a raccogliere fondi per questi mezzi di autodifesa essenziali, le maschere antigas. La campagna iniziò già un paio d’anni fa e molte centinaia di maschere sono arrivate al fronte. Ma la richiesta continua ed è impellente.

 Recentemente sono state tenute iniziative per raccolta fondi, a Roma e a Cuneo- un concerto e un meeting benefit - con buona riuscita. Continuiamo, allarghiamo il fronte della solidarietà internazionalista!

 Inoltre potete contattarci sulle pagine fb e sui siti: proletaritoperilsri.blogspot.com ccrsri.wordpress.com                                                                      

gennaio 2022

 Soccorso Rosso Internazionale






 

giovedì 8 aprile 2021

 Pubblichiamo qui un testo ricevuto sulla resistenza popolare nelle Filippine. Resistenza contro un regime fascista, terrorista, al soldo dell'imperialismo occidentale. Motivo per cui qui i media non ne parlano mai .. devono nascondere i propri crimini. Ma soprattutto va considerata e apprezzata l'eroica resistenza di ampi settori popolari, organizzata dalle forze rivoluzionarie comuniste, e da decenni. La rivoluzione proletaria resta il loro orizzonte.

L'esercito del popolo riuscirà a regolare i conti!
Compatriots , l'organizzazione rivoluzionaria dei filippini all’estero, è solidale con le masse lavoratrici in patria che si trovano a dover sostenere un fardello, per il sostentamento delle famiglie, aggravato dai crescenti costi della vita e da tassi sempre più allarmanti di infezioni da varianti COVID-19. Cibo, medicine, prodotti igienico-sanitari e servizi pubblici sono a prezzi sbalorditivi. Il crescente tasso di disoccupazione e l'enorme povertà continuano ad essere sfide impossibili per i lavoratori filippini all'estero, mentre quelli in patria continuano a lottare affrontando le restrizioni governative, il coprifuoco e i discorsi demagogici di Duterte in televisione .
Due anni di stragi efferate in nome della guerra alla droga, ora aggravate dai tanti morti a causa della pandemia, e due anni di pesanti condizioni inflazionistiche hanno messo sotto la luce dei riflettori Duterte . La disumana campagna di guerra alla droga di Duterte, così come la sua mostruosa politica economica hanno smascherato la vulnerabilità della società filippina mettendo in luce l’ assenza di servizi sanitari pubblici adeguatamente finanziati. Il suo palese disinteresse nei riguardi della crisi della salute pubblica e le sue risposte unicamente militari hanno fatto precipitare le fratture socio-politiche tra la popolazione e la burocrazia governativa.
La questione pandemica è diventata securitaria. I vaccini sono capitalizzati in nome della sicurezza della produzione e (..). I prestiti contratti per i vaccini erano già esauriti, ma (..) solo una cosa è chiara. Le infezioni e le morti da COVID-19 aumentano con i fondi presi in prestito e pure con i vaccini donati .
Ma perché il governo Duterte è in guerra con la popolazione filippina? La militarizzazione, in stile statunitense, delle forze dell'ordine civili, come politica propria di Duterte, è sostenuta infatti dagli USA con 6,5 milioni di dollari. Le operazioni antidroga del Dipartimento di Stato USA hanno finanziato la guerra alla droga di Duterte. Con mandati di perquisizione fatti in serie da giudici di tribunali complici, le forze di polizia impiegano tattiche in stile militare agendo insieme a militari e para-militari, con operazioni di pattugliamento omicide in piena notte e incursioni nelle abitazioni all'alba. Allo stesso modo i militari e la polizia affrontano i manifestanti di strada ed esercitano controlli ai confini delle comunità durante i blocchi. La repressione verso pacifici trasgressori della quarantena include persino il dispiegamento di cecchini su veicoli blindati. Il governo di Duterte sfrutta la pandemia per seminare terrore, attraverso un’esibizione sistematica e l’utilizzo palese di tattiche di polizia che enfatizzano l'uso di armi speciali e squadre speciali (SWAT). Uniformi e giubbotti antiproiettile in stile militare per affrontare comunità disarmate e/o semplici cittadini.
Questo metodo viene presentato come un buon servizio pubblico, come una buona politica. Ma quali sono i risultati offerti da un tale buon servizio pubblico che gli OFW (acronimo per contribuenti? NdT) pagano in tasse? Lo stato criminale di Duterte è impegnato solo a uccidere. Rivendica il diritto esclusivo all'uso legittimo della forza, il diritto esclusivo di imporre tasse e, in occasioni specifiche, il diritto esclusivo di approvare una normativa draconiana come la legge antiterrorismo. La guerra alla droga si è trasformata nel terrorizzare il legittimo dissenso politico. La guerra contro la droga è solo una cortina fumogena, in realtà è diffusione di paura, di terrore.. Perciò Duterte non intende porre fine alla "guerra alla droga".
I dati rivelano la vantata politica stragista di Duterte. L'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCHR) ha contabilizzato in circa 8.000 le vittime della guerra alla droga, mentre la Filippine Drug Enforcement Agency (PDEA) ne riporta “solo” 5.942. La Commissione per i diritti umani delle Filippine stima 27.000 morti nel 2019, inclusi 73 bambini. Gli omicidi sono avvenuti in modo non casuale, come gli 89 casi di esecuzioni extragiudiziali a Negros dal 2017 al 2019. Una donna militante dei diritti umani, Zara Alvarez di Karapatan Negros, è stata uccisa la settimana dopo che un negoziatore di pace e il presidente di Anakpawis Randal "Randy" Echanis sono stati accoltellati a morte con 47 colpi. Gli indigeni Tumandok sono stati massacrati mentre lottavano per affermare il diritto alle terre ancestrali, così pure i loro testimoni mentre il loro avvocato è stato attaccato all’arma bianca.
Il 7 marzo 2021 è la” domenica di sangue”, prende il nome dal massacro di 9 attivisti da parte di agenti statali durante un’operazione con 67 mandati di perquisizione, tutti in nome dell'anticomunismo. Tra le vittime, una coppia è stata torturata, gli occhi strappati, il cranio rotto ad un altra persona, mentre altre due persone sono state crivellate di proiettili.
Il regime di Duterte mostra sfacciatamente la paura fabbricata, inculcando l’idea che il potere di terrorizzare e trarre vantaggio dal terrore spetta solo allo Stato. La connessione tra Stato e criminalità è un fatto lampante. Il regime di Duterte ha legittimato una burocrazia criminale conforme alle richieste di ripetute operazioni di violenza, indifferente alle conseguenze e alla paura generate fra una popolazione civile attaccata su due fronti: sia dalla povertà estrema e dal Coronavirus, sia dal potere politico che perpetra attacchi violenti e omicidi.
Oggi una paura endemica regna in tutto il paese. I civili sono confinati, ristretti in casa, non solo dalla pandemia, ma dal senso di vulnerabilità e da un senso di colpa ingiustificato, mentre il governo criminale si muove ovunque e minaccia chiunque. E, allo stesso tempo, è esente da manifestazioni pubbliche e critiche che ne reclamerebbero le responsabilità. Pertanto, è assolutamente necessario che la paura e la paranoia diffuse, la sensazione di abbandono, lo stress cronico e il terrore costante provocati dalle forze statali vengano combattute e contrastate in rappresaglia al sangue versato. La nostra realtà si è costantemente confrontata con morti violente. Quindi, non c'è niente di più logico che unirsi alla lotta e difendere i nostri diritti. Oggi più che mai la resistenza armata risuona forte.
In occasione del suo 52 ° anniversario, i Compatrioti salutano il New People's Army (NPA) nella sua dedizione autentica, risoluta e nobile. L'NPA è stata una formidabile fondazione simbolica della necessità di una Rivoluzione Democratica Nazionale. Da cinque decenni è al fianco del popolo filippino povero, diseredato e oppresso.
Lodiamo i Combattenti Rossi per aver perseguito tenacemente una guerra popolare di lunga durata. Le offensive tattiche gradualmente intraprese disgregheranno sempre più le forze nemiche fasciste. L'esercito popolare sostiene e non rinuncia mai alla coraggiosa risoluzione di promuovere una guerra giusta e di principio, quanto meno per liberare il popolo filippino dalle catene della disuguaglianza e dell'oppressione sotto un ordine semifeudale e semicoloniale.
I nostri sogni come popolo sono semplici e pochi. Con una vittoria socialista, un giorno saremo liberi dalle preoccupazioni di perseguire denaro e trovare cibo per la tavola, perché ce ne sarà sempre abbastanza. Il lavoro sarà assicurato nel paese dove si trovano le nostre famiglie e i nostri cari, e non si dovrà emigrare. Sarà predisposto un sistema sanitario pubblico completo per garantire cure e servizi a ogni membro della famiglia. Si provvederà a case popolari e istruzione pubblica gratuita per tutti.
Abbattere il regime criminale USA-Duterte!
Viva il Nuovo Esercito Popolare!
Lunga vita al popolo Filippino!
Viva la Rivoluzione Nazionale Democratica!
Lunga vita al Partito Comunista delle Filippine

Compatriots - Organizzazione rivoluzionaria dei filippini d'oltremare
Membro Organizzazione - Fronte Democratico Nazionale delle Filippine
Comitato Organizzatore Europeo
marzo 2021

 31 dicembre, ancora una manifestazione oggi contro il 41bis e per  il compagno Alfredo Cospito. 72 giorni di sciopero della fame, due mesi ...