venerdì 29 marzo 2019

India: la contro-insurrezione uccide quattro guerriglieri

28 marzo 2019


Mentre le elezioni parlamentari si terranno questa settimana, quattro guerriglieri maoisti, tra cui due donne, sono stati uccisi martedì a Bastar. Sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco in una battaglia contro i soldati della CRPF nel distretto di Sukma. Le autorità dicono di aver sparato a 17 maoisti dall'inizio dell'anno. Secondo il commissario locale, una brigata di uomini del CRPF, del commando della CoBRA e della polizia locale hanno rastrellato l'area di Karkanguda dopo aver ricevuto informazioni di una presenza maoista .


Soldati indianiSoldati indiani
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giovedì 28 marzo 2019

Francia: ancora processi contro giubbotti gialli

28 marzo 2019      secoursrouge.org


Quasi 2.000 condanne sono state comminate dall'inizio delle dimostrazioni di giubbotti gialli. Circa il 40% delle sentenze ha portato a una pena detentiva. 

Così, il 29 dicembre, presso il centro commerciale Cora de Rots (Caen), durante l'atto VII, si è svolto un secondo processo riguardante la manifestazione. I gendarmi, schierati sul sito, erano stati colpiti da un lancio di pietre. Sei di loro erano stati feriti, i loro veicoli danneggiati e alcuni manifestanti avevano cercato di incendiare la stazione di servizio del centro commerciale. Quattro uomini erano già stati condannati a febbraio dai  9 ai 30 mesi di carcere.I quattro nuovi imputati, tra i 30 ei 50 anni,  in detenzione preventiva dal 27 febbraio, si sono presentati davanti al tribunale penale di Caen ieri. La condanna più pesante è stata data a un lavoratore, macellaio disoccupato di 25 anni. Un muratore di 50 anni,  padre di cinque figli, è stato condannato a dieci mesi (otto mesi di pena sospesa) . Una trentenne metalmeccanica con tre figli è stata condannata a sei mesi, anche per lei pena sospesa. Infine, un freelance di 31 anni, l'unico a comparire in tribunale a piede libero, è stato condannato a sei mesi (pena sospesa). 



Scontri a Cora de CaenScontri a Cora de Caen, oggetto del processo di ieri
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Palestina / Belgio: Mustapha Awad è stato rilasciato

28 marzo 2019           secoursrouge.org


Il tribunale di Nazareth ha deciso giovedì 21 marzo che Mustapha dovesse essere rilasciato. Lea Tsemel, il suo avvocato, si aspettava un rilascio lo scorso fine settimana. Mustapha è ancora rinchiuso nel carcere di Givon a Ramleh, vicino a Tel Aviv. Secondo Lea, i servizi di sicurezza avevano già affermato il mese scorso "di aver perso il passaporto" (sic). È stato finalmente rilasciato.



Solidarietà a Bruxelles con Mustapha Awad.Solidarietà a Bruxelles con Mustapha Awad.
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Filippine: guerriglieri maoisti attaccano una stazione di polizia

28 marzo 2019  secoursrouge.org


Tre presunti guerriglieri del NPA(nuovo esercito popolare) sono stati uccisi e un altro catturato dopo una sparatoria con la polizia nel nord di Samar . Circa 50 guerriglieri maoisti, tra cui diverse donne, sono arrivati in città su un camion e hanno attaccato la stazione di polizia di Victoria alle 3:44 circa. Lo scontro a fuoco è durato fino alle 6:40 del mattino tra attaccanti e poliziotti che, barricati sulla terrazza in cemento che si affaccia sulla stazione di polizia, avevano il vantaggio della posizione. Due sottufficiali della polizia sono stati feriti.



La polizia armata si è arroccata sul tetto della stazione di polizia di VictoriaPoliziotti armati pesantemente trincerati sulla terrazza della stazione di polizia di Victoria
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Kurdistan: la Turchia asserisce di aver colpito la leadership del PKK

27 marzo 2019 secoursrouge.org


Le autorità turche hanno trasmesso il video di un raid aereo su un veicolo che viaggiava sulle montagne di Kandil, sostenendo che il veicolo era occupato da quattro alti funzionari del PKK. Tre di loro sarebbero stati uccisi: Mikail Özdemir, "Navdar", uno dei funzionari degli Affari Esteri, Emrullah Dursun, "Serhat Varto", il portavoce del PKK, e Ali Aktaş, "Sinan Sor", comandante della regione Kandil. Riza Altun, co-fondatore del PKK membro del comitato centrale del PKK e del Consiglio esecutivo dell'Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), e principale responsabile degli affari esterni, sarebbe rimasto gravemente ferito. Il movimento kurdo non ha ancora comunicato ufficialmente quella che potrebbe essere solo un'operazione di propaganda (la Turchia è in un periodo elettorale).


L'auto bombardata dai turchi, nel collimatore del loro droneL'auto bombardata dai turchi, nel collimatore del loro drone
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Palestina: due manifestanti feriti a Ramallah

27 marzo 2019         secoursrouge.org


Almeno due palestinesi sono stati colpiti da proiettili di acciaio ricoperti di gomma durante gli scontri scoppiati all'ingresso del campo profughi di al-Jalazoun, a nord di Ramallah, nella Cisgiordania occupata. Le forze israeliane hanno effettuato perquisizioni vicino all'ingresso del campo dalla scorsa notte, dopo aver bloccato la strada principale che collegava il campo a Ramallah. Queste forze hanno usato proiettili di acciaio rivestiti di gomma e cartucce di gas lacrimogeno. Sono stati segnalati anche dozzine di casi di soffocamento dovuti all'inalazione di gas lacrimogeno.


Lungs on Ramallah (archivio)Lungs on Ramallah (archivio)
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mercoledì 27 marzo 2019

Genova 28 marzo 1980: trucidati 4 compagni delle BR


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volantino delle Brigate Rosse per onorare i compagni uccisi


Venerdì 28 marzo 1980 quattro compagni delle Brigate Rosse sono stati uccisi dai mercenari di Dalla Chiesa. Dopo aver combattuto, e trovandosi nell’impossibilità di rompere l’accerchiamento, dopo essersi arresi, sono stati trucidati. Sono caduti sotto le raffiche di mitra della sbirraglia prezzolata di regime i compagni:
Roberto: operaio marittimo, militante rivoluzionario praticamente da sempre, membro della direzione strategica della nostra organizzazione. Impareggiabile è stato il suo contributo nella guerra di classe che i proletari in questi anni hanno sviluppato a Genova. Dirigente dell’organizzazione dall’inizio della costruzione della colonna che oggi è intitolata alla memoria di Francesco Berardi, con generosità e dedizione totale ha saputo fornire a tutti i compagni che hanno avuto il privilegio di averlo accanto nella lotta un esempio di militanza rivoluzionaria fatta di intelligenza politica, sensibilità, solidarietà, vera umanità, che le vigliacche pallottole dei carabinieri non potranno distruggere.
Cecilia: si guadagnava da vivere facendo la segretaria. Come a tutte le donne proletarie la borghesia aveva destinato una vita doppiamente sfruttata, doppiamente subalterna e meschina. Non ha accettato questo ruolo aderendo e militando nella nostra organizzazione, dando con tutte le sue forze un enorme contributo per costruire una società diversa, dove la parola donna e la parola proletario non significano sfruttamento.
Pasquale: operaio della Lancia di Chivasso.
Antonio: operaio Fiat e dirigente della nostra organizzazione.
Sempre alla testa delle lotte della fabbrica e dei quartieri nei quali vivevano. Li hanno conosciuti tutti quegli operai e proletari che non si sono piegati all’attacco scatenato dalla multinazionale di Agnelli e dal suo Stato. Proprio perché vere avanguardie avevano capito che lottare per uscire dalla miseria, dalla cassa integrazione, dai ritmi, dai cottimi, dal lavoro salariato, vuol dire imbracciare il fucile e organizzare il potere proletario che sappia liberare le forze per una società comunista. Imbracciare il fucile e combattere. Questi compagni erano consapevoli che decidendo di combattere avrebbero affrontato la furia omicida della borghesia e che avrebbero potuto essere uccisi. Ma la certezza per combattere per la vita, per la libertà in una posizione d’avanguardia, in prima fila, è un compito che i figli migliori, più consapevoli, del popolo devono assumere su di sé per poter rompere gli argini da cui il movimento proletario spezzerà via la società voluta dai padroni. Per loro, come per molti altri operai, la scelta è stata precisa: combattere e vincere con la possibilità di morire; anziché subire e morire a poco a poco da servi e da strumenti usati da un pugno di sciacalli per accumulare profitti. Oggi Roberto, Pasquale, Cecilia, Antonio, sono caduti combattendo. E’ grande il dolore per la loro morte, non riusciamo ad esprimere come vorremmo quel che sentiamo perché li hanno uccisi e non li avremo più tra noi. Ma nessuno di noi ha pianto, come sempre quando ammazzano dei nostri fratelli, e la ragione è una sola: altri hanno già occupato il loro posto nella battaglia. Proprio mentre ci tocca lo strazio della loro scomparsa e onoriamo la loro memoria, si rinsalda in noi la convinzione che non sono caduti invano come non sono morti invano tutti i compagni che per il comunismo hanno dato la vita.
Alla fine niente resterà impunito.
Brigate Rosse
29 Marzo 1980

Alla Fiat Mirafiori in un reparto dell'officina 76 , compare uno striscione :"Onore ai compagni caduti a Genova !"

Francia: arrestato attivista anti-repressione

27 marzo 2019        secoursrouge.org


Lunedì 25 marzo, un attivista del collettivo "Disarming them" è stato arrestato sul treno a Parigi mentre tornava da una conferenza che ha tenuto sul mantenimento dell'ordine pubblico. Durante i suoi interventi  presentava un campione di ogni munizione usata dalla polizia per sopprimere la folla. Il possesso di tale materiale  è servito come pretesto per arrestarlo per  possesso di arma proibita detenuta illegalmente. 
Durante la custodia della polizia, hanno perquisito il telefono e una chiave USB  ma non sono riusciti ad accedere al suo portatile. La polizia ha effettuato la perquisizione senza testimoni utilizzando anche un cane da fiuto, per trovare esplosivi nascosti. Infine una talpa nella polizia ha violato la segretezza delle indagini inviando al quotidiano Le Point contenuti dei file , le dichiarazioni audio e l'esatto contenuto della sua valigia. Una manifestazione di solidarietà si è tenuta martedì 26 marzo alle 18:00 davanti alla stazione di polizia. Alla fine, l'attivista è stato rilasciato la scorsa notte dopo un richiamo orale .Maggiori informazioni qui


Foto tratta da una conferenza di Let's disarm!Foto tratta da una conferenza di Let's disarm!
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CRESCONO LE PROTESTE DEI PRIGIONIERI PALESTINESI NELLE CARCERI ISRAELIANE

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http://nena-news.it
Le autorità di Tel Aviv hanno adottato nuove misure repressive nei confronti dei detenuti rinchiusi nelle sue prigioni. Decisioni che hanno provocato tensioni e scontri nelle carceri di Ofer e Ramon e del Neghev dove i detenuti hanno incendiato vari oggetti e ferito due guardie carcerarie
Il carcere israeliano di Megiddo. (Fonte foto: Haaretz)
Il carcere israeliano di Megiddo. (Fonte foto: Haaretz)
di Stefano Mauro
Roma, 27 marzo 2019, Nena News – Dalle parole ai fatti. Dopo l’annuncio di gennaio, in formato pre-elettorale, del Ministro della Pubblica Sicurezza israeliano, Gilad Erdan, su un” peggioramento delle condizioni dei prigionieri” si è passati all’attuazione di nuove misure repressive nei confronti dei detenuti palestinesi nelle carceri di Neguev, Ramon e Ofer.
In questi mesi, come denunciato dalla Ong per i diritti umani Addameer, le autorità di Tel Aviv hanno cominciato ad utilizzare nuovi “dispositivi di disturbo ad onde sonore” – considerati da diverse Ong cancerogeni – con l’obiettivo di limitare qualsiasi possibilità di contatto dei prigionieri con il mondo esterno e per oscurare i segnali di televisione e radio. Apparecchi di nuova generazione che, emettendo un continuo segnale sonoro, producono un rumore “assordante” che provoca “forti mal di testa, malattie croniche e impedisce ai detenuti anche di poter dormire” come riportato dal “Movimento dei prigionieri palestinesi”.
Un nuovo inasprimento del regime di detenzione, da parte del governo israeliano, che si va ad aggiungere alle altre forme di “tortura” già utilizzate: le continue deportazioni da un carcere all’altro, la privazione del cibo e del sonno, il divieto di poter incontrare avvocati, familiari o le limitazioni di potersi far visitare, per motivi di salute, se non per “gravi condizioni fisiche”. Limitazioni e pratiche utilizzate anche nei confronti delle donne detenute – circa una sessantina – con atteggiamenti che hanno l’obiettivo di “umiliare e mortificare la loro stessa condizione femminile”, come recentemente denunciato da Khalida Jarrar, avvocato ed esponente del Fplp. La Jarrar è stata recentemente liberata, dopo un periodo di oltre 20 mesi di detenzione amministrativa, senza, quindi, un preciso capo d’imputazione e senza la possibilità di potersi difendere davanti ad un tribunale.
In risposta all’utilizzo di questi nuovi dispositivi stanno progressivamente crescendo le proteste da parte dei prigionieri palestinesi. Lo scorso sabato due prigionieri hanno ferito due guardie carcerarie nel centro di detenzione del Neghev, il più grande carcere israeliano. Dopo qualche ora sono intervenuti i “reparti anti-sommossa delle forze speciali israeliane” che hanno ferito quasi tutti i detenuti di quel settore, oltre 250 prigionieri, ferendone 25 in modo grave.
Tensioni e scontri anche nelle altre carceri di Ofer e Ramon, dove i detenuti, in segno di protesta, hanno incendiato vari oggetti. Anche in quel caso i prigionieri hanno subito una repressione “sproporzionata e brutale da parte delle autorità israeliane”, come riportato da quotidiano palestinese online Al Hadaf.
In un comunicato congiunto il Fplp- principale forza politica della sinistra palestinese- ha dichiarato che “i detenuti sono oggetto di un attacco senza precedenti nella violazione dei loro diritti fondamentali, con pratiche che incidono sulla loro salute fisica e psicologica”. “Questo obbliga tutti i partiti palestinesi che rappresentano la Resistenza – continua il comunicato – a sostenere e affiancarsi nella battaglia dei detenuti per la loro libertà e per la loro dignità”.
Lotte che si vanno ad aggiungere ai continui gesti di ribellione, da parte della popolazione, in Cisgiordania o alla possibile escalation di questi giorni, con il rischio di un nuovo conflitto, nella Striscia di Gaza.
Il “Movimento dei prigionieri palestinesi”, di cui fanno parte tutte le principali fazioni politiche (Fatah, Fplp, Fdlp, Hamas e Jihad islamico) – forse l’unico raggruppamento, in questo momento storico, a rappresentare quell’unità nella resistenza tanto richiesta dal popolo palestinese – ha dichiarato che la repressione non “fermerà le proteste e la lotta dei detenuti nelle carceri israeliane”.
Nella loro protesta tutte le formazioni politiche palestinesi hanno invitato, lo scorso 11 marzo, le istituzioni umanitarie e le associazioni per i diritti umani, tra le quali la Croce Rossa Internazionale, ad entrare nelle carceri israeliane ed a “fare pressione sulle autorità per verificare il rispetto dei più basilari diritti dei prigionieri”. Richieste, ad oggi, rifiutate dal governo di Tel Aviv.
Come esempio dell’utilizzo delle pratiche repressive da parte dell’esercito israeliano, sta diventando virale, in questi giorni, l’arresto di un bambino palestinese di 8 anni prelevato in una scuola della Cisgiordania dalle forze di occupazione israeliane e difeso dai propri insegnanti. Nena News

Marocco / Sahara occidentale: prigioniero in sciopero della fame

26 marzo 2019      secoursrouge.org


Il prigioniero politico (gruppo Gdeim Izik) saharawi, Mohamed Bourial ha iniziato uno sciopero della fame in carcere Tiflet 2 da Mercoledì scorso per protestare contro i maltrattamenti da parte dell'amministrazione del carcere marocchino. Aveva avviato diversi scioperi della fame senza alcun risultato, tra cui uno nella prigione di Tiflet 2 tra ottobre e novembre e a Quneitra tra marzo e aprile dell'anno scorso. Le sue richieste non hanno avuto risposta dall'amministrazione generale delle prigioni, in particolare quelle riguardanti il ​​diritto al trasferimento e al trattamento dignitoso.



Mohamed BourialMohamed Bourial
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Argentina: trattato con crudeltà un prigioniero anarchico

26 marzo 2019     secoursrouge.org

Mercoledì 14 novembre, due attentati hanno avuto luogo a Buenos Aires. Al cimitero di Recoleta, la bomba è esplosa nelle mani di una delle due persone che la trasportavano. L'azione ha colpito la tomba di Ramón Falcón, capo della polizia che è stato responsabile della morte di 11 manifestanti il ​​1 ° maggio 1909 ( vedi il nostro articolo ).La persona ferita, Anahi Salcedo, è stata trasferita all'ospedale Fernández dove ha subito diversi interventi chirurgici, compresa l'amputazione di tre dita. Ha subito ferite gravi alle sue membra e al viso e tuttavia è  detenuta nella prigione di Ezeiza dal 10 gennaio. Dal momento del trasferimento dall'ospedale, le sue condizioni di detenzione sono estremamente dolorose . A causa delle sue ferite, Anahi è disabile, per esempio incapace di lavarsi. Gli sono negate le cure mediche e gli antidolorifici.


 Anahi SalcedoAnahi Salcedo
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Francia: repressione di una manifestazione antifascista a Marsiglia

26 marzo 2019       secoursrouge.org


Sabato 23 marzo, a Marsiglia, è stata organizzata una manifestazione antifascista di circa 500 persone contro l'organizzazione di estrema destra, Social Bastion. I manifestanti sono stati denunciati dagli agenti di polizia della BAC (Brigata anti-crimine). Tre membri della CGT sono stati gassati e picchiati e uno di loro è stato arrestato. Una manifestazione che ha coinvolto circa un centinaio di persone ha rivendicato il rilascio del manifestante arrestato. L'attivista, tuttavia, rimane accusato e sotto il controllo giudiziario fino al processo che si terrà il 17 settembre. Inoltre ha ricevuto il foglio di via da Marsiglia con l'obbligo di trovare un lavoro prima del giudizio.


Raduno davanti alla stazione di polizia di NoaillesRaduno davanti alla stazione di polizia di Noailles
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lunedì 25 marzo 2019

Paesi Baschi: 60.000 persone per la liberazione di 8 giovani di Altsasu

24 marzo 2019           secoursrouge.org


60.000 persone hanno manifestato questa domenica ad Altsasu per chiedere la liberazione degli 8 giovani baschi imprigionati in seguito a un conflitto con le guardie civili spagnole. La folla era tale che la città era congestionata e la marcia era iniziata in ritardo. La marcia si è aperta con i genitori dei giovani che portavano uno striscione che denunciava l'ingiustizia. Erano presenti anche molti catalani . Questa non è la prima volta che decine di migliaia di manifestanti scendono in piazza per la liberazione degli 8  ( vedi il nostro articolo ).Accusati di "terrorismo" per essersi difesi dalle provocazioni e dalle percosse attuate da due agenti in borghese in un bar della località, sono  detenuti da due anni e mezzo. L'Audiencia Nacional (Tribunale speciale di Madrid) li ha assolti dall'accusa di "terrorismo" ma ha deciso di tenerli in carcere condannandoli comunque a 13 anni di carcere ( vedi il nostro articolo ).


La manifestazione di questa domenicaLa manifestazione di questa domenica
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Filippine: un guerrigliero ucciso, altri tre fatti prigionieri

24 marzo 2019          secoursrouge.org


Un presunto collegamento con l'NPA è stato ucciso intorno 04:00 di Domenica scorsa, a Sitio Burak, mentre le truppe governative avevano invaso una base della guerriglia, dopo una lotta nell'entroterra di Iloilo.  I militari hanno recuperato documenti sovversivi, un fucile M16 e munizioni, esplosivi e bandiere del NPA e NDF.Durante lo scontro del 17 marzo, i soldati governativi hanno catturato tre ribelli NPA identificati come Ramon "Toto" Elamparo, 48 anni; Roberto "Nono" Elbao, 50 anni; e Ruperto "Bebot" Elamparo, 50 anni.



Bandiere e munizioni recuperate dall'esercito questa domenicaBandiere e munizioni recuperate dall'esercito questa domenica
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Colombia: EPL fa prigioniero un pilota e poi lo rilascia

24 marzo 2019           secoursrouge.org


Giovedì 21 marzo, Alirio Montenegro Adamez, pilota del battaglione di alta montagna dell'esercito colombiano n. 8, è stato catturato dalla EPL mentre stava viaggiando in un veicolo ufficiale all'altezza di Llanito, nel comune di Florida nel dipartimento della Valle del Cauca. L'EPL ha poi trasmesso un video del soldato in cui ha chiesto la cessazione delle operazioni anti-guerriglia nella regione in cambio della sua liberazione. Oggi l'EPL ha deciso di liberarlo e lo ha consegnato a una commissione dell'ufficio del difensore civico in Valle del Cauca.Le operazioni di ricerca erano state eseguite dall'esercito nel comune montenegrino, durante il quale sono scoppiati scontri a fuoco  con i guerriglieri. Un membro di EPL, José Alfredo Solarte Henao, detto "Escalera", è morto durante gli scontri.



Fighters of the EPL (archive)Fighters of the EPL (archive)
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Torino: udienza contro i 5 internazionalisti



"Queste persone hanno manifestato una spiccata inclinazione alla violenza e all'uso delle armi: vi è la certezza che in futuro si rendano responsabili di condotte che mettano in pericolo la nostra sicurezza". Così il pubblico ministero Emanuela Pedrotta stamattina a Torino ha motivato la richiesta di sorveglianza speciale per cinque compagni che hanno combattuto in Siria contro l'Isis a fianco delle milizie curde. «Non c’è la probabilità, ma la certezza che i cinque si potranno rendano protagonisti di condotte pericolose per la sicurezza e l’incolumità pubblica». Inoltre la Pm non manca di ricordare i precedenti penali, tutti legati alle lotte sociali e a quella contro il TAV dei 5 internazionalisti. Sempre secondo la pubblico ministero,  questi precedenti di polizia confermerebbero la volontà dei 5 di utilizzare le loro esperienze militari acquisite in Rojava, contro lo Stato, contro  il sistema.
Il dibattimento, aperto alle nove del mattino, si è prolungato sino alle 14,00 I giudici hanno tre mesi di tempo per pronunciarsi sulle richieste della procura. Non ci sarà un'altra udienza di sentenza e i 5 compagni riceveranno, ognuno di loro, singolarmente, comunicazione delle decisioni del tribunale. Fuori dal tribunale un presidio solidale di una cinquantina di persone.

Questi cinque internazionalisti sono quindi tenuti sulla graticola dai giudici del tribunale di Torino che consentono alla procura, di fatto, un ulteriore applicazione non dichiarata della sorveglianza speciale in quanto, i 5 internazionalisti, nel caso continuassero le loro lotte sociali e proletarie, sarebbero comunque oggetto di “attenzioni particolari” da parte della DIGOS  e della Procura di Torino. Insomma. La loro sorveglianza speciale è già di fatto in corso.

Per il Soccorso Rosso Internazionale, oltre a Proletari Torinesi per il Comunismo, era presenta la delegazione di Milano del Collettivo Contro la Repressione per il Soccorso Rosso Internazionale.

Onoriamo i combattenti internazionalisti del Rojava!
Sosteniamo tutti rivoluzionari che combattono per la causa del proletariato, contro fascismo e Stato borghese!


 Ilaria e Tobias liberi Nessuna estradizione per Gabriele Lunga vita in libertà ai latitanti L’11 febbraio scorso degli esponenti di estrema...