Lotta di classe

Ci rendiamo conto che una piccola premessa in apertura di questa pagina va fatta, se non fosse per confutare le tesi disfattiste e collaborazioniste che propagandano la fine della lotta di classe, appunto. A scanso di equivoci, è bene affrontare l'argomento.

I sostenitori della tesi infame per cui la lotta di classe sarebbe definitivamente esaurita tendono ad omettere il fatto che si tratterebbe di due classi contrapposte e cioè: i detentori dei mezzi di produzione (o più comunemente detti padroni) e coloro che producono materialmente e cioè gli operai. Questi due schieramenti hanno interessi contrapposti che non possono essere comuni. Infatti, proprio mentre stiamo scrivendo, i padroni stanno procedendo con la loro guerra contro la classe operaia, una guerra fatta di eliminazione di tutte le conquiste e dei diritti sino ad ora ottenuti, ma fatta anche di veri e propri morti sul campo, o meglio, sul posto di lavoro. Potremmo addirittura (?!) definirla una vera e propria guerra di sterminio strisciante che, ormai, a causa della debolezza in cui versa la nostra classe, sta affiorando in tutta la sua brutalità affamatrice e omicida.Il deterrente bellico nelle mani del nemico è infinitamente maggiore di quello che attualmente possediamo noi operai ed è costituito dal monopolio della violenza dello Stato borghese, dalle sue leggi e dalla sua magistratura, dalle sue spie e dai suoi ruffiani che sono anche alla testa dei sindacati di regime. Altro che non esiste lotta di classe, esiste eccome ma sono i padroni a condurla!Come in ogni guerra interna che si rispetti, di fronte alla soverchiante forza  del nemico è necessario dotarsi di armi e di tecniche  non convenzionali cioè di ogni mezzo necessario che aggiri e superi agevolmente le regole di guerra che il nemico impone . Questa pagina vuole provare a contribuire al dibattito in corso sul tema della lotta di classe, sui contenuti e sui metodi con la quale condurla.









ottobre 2017



Da operaio FIAT posso portare la mia esperienza in relazione all’ analisi di cui sopra relativa al mondo del lavoro sempre piú improntato su una concezione ottocentesca per la quale il lavoratore non deve avere diritti (se non quelli concessi per magnanimo interessamento del padrone) dove anche lo stipendio non é piú cosa certa ma diventa una variabile dipendente dalle alterne fortune o dagli umori dei vertici dell’ azienda che considerano noi operai soltanto come merce da usare e gettare compatibilmente con il benestare dei sindacati borghesi, FIOM compresa. Gli operai piú combattivi, stremati già dalle operazioni repressive dei vertici aziendali, devono vedersela con problemi economici al limite della sopravvivenza. Nonostante ció, credo che la classe operaia non sia per nulla scomparsa, anzi, rimane senza dubbio la sola che possa, in determinate condizioni, mettersi alla testa del proletariato e delle masse popolari nella guerra contro la borghesia imperialista dei rispettivi Paesi. Le mobilitazioni, gli scontri cruenti della Grecia ed ora, anche se si tratta soltanto dell’ inizio, quelli in Francia, confermano che il proletariato puo resistere agli attacchi del padrone con la giusta violenza proletaria anche se, attualmente, il divario militare tra il proletariato e gli organi della repressione, è a favore dei secondi

Il nostro Paese, come tutti i Paesi a capitalismo avanzato, è nel pieno della crisi generale del sistema che ingrassa le rispettive borghesie che conducono politiche di lacrime e sangue contro il proletariato e in generale contro le masse popolari. I venti di guerra si sono trasformati in guerre aperte più o meno cruente  e le guerre striscianti e non dichiarate contro il proletariato mondiale  vengono ormai ufficializzate nei fatti attraverso

- l’eliminazione dei diritti conquistati con le lotte ed il sangue, nelle piazze e nelle strade.

· con la cruenta repressione e criminalizzazione delle organizzazioni popolari e proletarie che in ogni Paese combattono resistendo alle angherie della borghesia imperialista e ai suoi servi della politica e degli organi repressivi di polizia o militari.

· Attraverso la creazione sempre maggiore di sacche di nuova schiavitù. Intere popolazioni ricattati dalla fame e dal terrore prodotti dalle guerre degli imperialisti; popolazioni costrette all’emigrazione di massa verso i Paesi responsabili delle loro tragedie che, al loro arrivo, e strumentalizzeranno e le sfrutteranno sino a schiavizzarle.








Ma, se l’ elenco di nefandezze perpetrate dalle rispettive borghesie dei Paesi imperialisti sulle masse popolari e sui lavoratori, potrebbe protrarsi all'infinito, proprio queste persistenti e cruente aggressioni contro il proletariato mondiale, offrono nuove e molteplici occasioni di riattivazioni di pratiche resistenziali che potrebbero sfociare in prassi rivoluzionarie. Pensiamo, ad esempio, alle Resistenze armate delle popolazioni mediorientali ed in particolare al Rojava, alla Palestina in Libano, Irak o Turchia come a quelle dei popoli dell’ India, delle Filippine o del Sudamerica. Nei Paesi imperialisti, viceversa, assistiamo ad un momentaneo disorientamento generalizzato delle organizzazioni e degli organismi che, bene o male, si rifacevano o si rifanno alle istanze del proletariato e della classe operaia, sindacati di base compresi. Una delle maggiori cause del disorientamento consiste nell’ assenza del Soggetto rivoluzionario in grado di raccogliere queste istanze per organizzarle, orientarle e dirigerle mentre vediamo crescere le organizzazioni di estrema destra, fasciste, parafascite e razziste in tutti i Paesi imperialisti, USA compresi.

 La mobilitazione reazionaria delle masse popolari é in pieno svolgimento ed i partiti e le organizzazioni politiche borghesi e pseudo borghesi, non fanno altro che contribuire, con la loro abdicazione, il loro revisionismo, al successo della reazione. Altri partitini che si autoproclamano rivoluzionari si trovano invece a fare i conti chi con l’ autoreferenzialità ghettizzante ed altri con l'approdo all’ elettoralismo, in entrambi i casi utilizzando interpretazioni personalizzate e opportunistiche del marxismo leninismo o del maoismo.
In questa sintetica analisi si inquadra anche il valore strategico del sostegno incondizionato ai rivoluzionari prigionieri che resistono nelle carceri della borghesia. La loro Resistenza rafforza la resistenza che il proletariato avanzato oppone agli attacchi del nemico di classe e dei loro servi della politica borghese, degli organismi repressivi e giudiziari. La loro Resistenza offre a tutti noi un ulteriore arma contro il nemico comune; il loro coraggio e la loro determinazione sono di esempio per chiunque si sia organizzato o voglia organizzarsi per condurre a livelli sempre maggiori la battaglia per l’ organizzazione e la guerra di classe. Allo stesso modo, dare adeguato ed insistente risalto alle guerre popolari in corso in alcuni Paesi del mondo, rappresenta un ulteriore strumento strategico teorico-pratico, facendo le dovute proporzioni, per propagandare la necessità e la possibilità di combattere per vincere anche nei Paesi imperialisti come il nostro. 


Una soluzione strategica corrispondente all'analisi concreta della situazione concreta odierna. Dal 1978 ad oggi: un analisi attuale.



                                                                  LOTTA di CLASSE!






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"Parlo come operaio comunista che ha preso le armi" dice il compagno Vincenzo in uno dei processi in tribunale a Milano. Militante per la costituzione del Partito Comunista Politico-Militare, "Non è vero che avevo una doppia vita. Il mio impegno sindacale era alimentato dagli stessi ideali per i quali oggi sono in prigione. La necessità di organizzarsi e lottare, per avere migliori condizioni di lavoro e di vita, è importante quanto quella di organizzarsi per raccogliere le forze e preparare la lotta per l'abolizione definitiva della barbarie dello sfruttamento, e per la costruzione di una società dell'uguaglianza e della libertà."
Difesa e attacco, resistenze e rivoluzione, necessità e possibilità di un'altra società non si possono scindere: sta a noi costruire la nostra forza.
Difesa e attacco, resistenze e rivoluzione, necessità e possibilità di un'altra società non si possono scindere: sta a noi costruire la nostra forza.La vita e la militanza politica di Vincenzo sono narrate nel libro Con ogni mezzo necessario

                                            Un po di storia









Alle elezioni Lega e M5S hanno vinto ed ora siedono sui banchi del governo dove prima erano seduti i bugiardi e i truffatori che li hanno preceduti. Questi due movimenti hanno vinto grazie al voto di rabbia e disillusione di operai, proletari e abitanti delle periferie dimenticate dalla vecchia politica. Sarebbe un voto di protesta, di rabbia e di disillusione comprensibile se non fosse per il rigurgito reazionario e razzista che questi due movimenti hanno fomentato indicando, come responsabile della disastrosa condizione in cui versano le famiglie dei proletari, altri proletari provenienti da Paesi stranieri. 

Questi Paesi sono stati resi poveri dalle rapine delle risorse e dalle guerre che i Paesi più ricchi, compreso il nostro, hanno perpetrato versando fiumi di sangue, rosso come il nostro, ma di altri popoli che ora, emigrando, finiscono nelle mani di caporali e speculatori che li sfruttano .

 E’ vero che le condizioni degli operai italiani sono peggiorate e che i diritti conquistati con le lotte passate vengono smantellati, pezzo a pezzo impoverendoci e ponendoci in condizioni di ricatto e sfruttamento mai viste prima dal dopo guerra ad oggi.

 Lega e M5S hanno promesso che miglioreranno le condizioni di vita degli operai e dei proletari italiani, che manderanno via tutti i politici corrotti, che faranno gli interessi del popolo e non quello delle banche e dei ricchi. Sino ad ora abbiamo assistito alla caccia al più povero e all’immigrato. Provvedimenti contro i ricchi, i padroni e le banche, non sono stati ancora fatti e forse non li vedremo mai.

 Al decreto del ministro Di Maio (altra trovata propagandistica) che dice di voler tutelare i lavoratori precari e sanzionare le imprese che delocalizzano, la CONFINDUSTRIA ha immediatamente alzato la voce ponendosi di traverso. Questo la dice lunga sul fatto che nel sistema capitalista sono sempre i capitalisti a dire l’ultima parola e a dirigere l’orchestra. Altro che “colpa degli immigrati che ci rubano il lavoro”, la colpa è sempre degli stessi, dei padroni e dei loro servitori della politica di qualsiasi partito o movimento essi siano. La maggioranza degli immigrati sono proletari come noi, gente che ha bisogno di lavorare per vivere, proprio come noi che nelle fabbriche subiamo sfruttamento e umiliazioni come quelle che i nostri padri o i nostri nonni subivano emigrando in altri Paesi.

 PER QUESTO MOTIVO DICIAMO CHE IL NEMICO DI NOI TUTTI E’ UNO SOLO: IL PADRONE! CON I SUOI SERVI DELL’APPARATO DELLO STATO CAPITALISTA! QUELLO CHE CI DIVIDE E’ LA CLASSE E NON IL COLORE DELLA PELLE! LOTTIAMO UNITI CON I PROLETARI E GLI OPERAI IMMIGRATI, SOSTENIAMOCI A VICENDA E FACCIAMO FRONTE COMUNE CONTRO IL NOSTRO UNICO NEMICO DI CLASSE, LE SUE SPIE E I SUOI SBIRRI ! PER UNA SOCIETA’ SOCIALISTA SENZA SFRUTTATI NE SFRUTTA!

Proletari torinesi per il Soccorso Rosso Internazionale





Un altro " incidente", altri lavoratori migranti morti sulla strada del ritorno da una giornata di sfruttamento sotto al sole cocente per raccogliere pomodori. Due incidenti simili, sia nella "meccanica", sia per le storie delle persone coinvolte. Due incidenti mortali in due giorni e 14 le vittime sul campo. Migranti sfruttati e stipati come animali nei furgoni dei caporali fino ai campi di lavoro e poi indietro, verso "casa" fatta di lamiere ammassate o di  tendoni, senza acqua corrente o qualsiasi altro servizio igienico.
Queste sono le condizioni di chi, prima o dopo una giornata di sfruttamento schiavistico, muore rinchiuso in un furgone. Ma, al di la delle loro drammatiche condizioni di vita e al colore della loro pelle, nulla ci differenzia. Le cose che ci uniscono sono molte di più di quelle che ci separano. Ci unisce una cosa tra tutte: la classe sociale! Siamo persone la (maggioranza noi e loro) che per vivere hanno soltanto una cosa da vendere: la propria forza lavoro. Chi compra la nostra forza lavoro non è uguale a noi, appartiene ad un altra classe sociale e i suoi interessi non sono i nostri, dove guadagna lui ci perdiamo noi e viceversa. E allora! Dagli stabilimenti FCA ai cantieri edili, alle campagne del Piemonte o del sud d'Italia il nostro nemico è comune, il nostro nemico è il padrone! Quello che ci licenzia, ci fa morire di cancro o sui ponteggi o, come per i nostri compagni neri, in due furgoni all'andata o al ritorno dai campi!
Ci stringiamo attorno alle famiglie e ai compagni dei proletari morti in quei due maledetti furgoni ma vorrei che ci stringessimo davvero, come classe, come dita di un pugno pronte a colpire!

Un operaio FCA Torino

























 




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