lunedì 19 ottobre 2020

 Fiat Ottobre 1980

I media, il potere amano celebrare il finale dei 35 giorni di resistenza operaia contro il massacro sociale che la Fiat avviava, dando una svolta reazionaria all’insieme della società. Com’erano (e come sono) contenti di vedere sconfitta una classe operaia che per dieci lunghi anni ha sconvolto il mortifero ordine capitalistico, aprendo spazi incredibili a esperienze e organizzazioni rivoluzionarie. Loro amano tanto i 15.000 servi in cravatta, quei tristi e squallidi figuri che della sottomissione e del sadismo sociale fanno la propria esistenza. Quelli che strisciavano per le strade di Torino reclamando la libertà di lavorare, sulle spalle altrui e sui licenziamenti altrui. Ma non furono certo i soli, né i principali nemici degli operai. La sinistra istituzionale completava allora la propria integrazione al sistema dominante. Dietro al santino di Berlinguer, agitato ai cancelli, Piero Fassino e Giuliano Ferrara (massimi dirigenti del partito revisionista e accaniti controrivoluzionari) collaboravano attivamente con padroni, governo e questura in incontri segreti (che ammetteranno in seguito). Poverini, avevano anche un po' paura perché la classe operaia praticava pure la lotta armata. E d’altronde abbiamo visto in che fango borghese sono finiti, al servizio del peggior capitalismo di questi decenni.
Alcuni di noi parteciparono a quell’epica lotta e contemporaneamente allo scontro più generale
Ricordiamo che l’offensiva della Fiat è preceduta da altri attacchi che ne prepararono il terreno: i 61 licenziamenti politici nell’autunno’79, e lo smantellamento delle colonne guerrigliere delle Brigate Rosse e di Prima Linea a Torino in primavera; e ancora la strage alla stazione di Bologna, orchestrata dai servizi segreti della cupola Gelli, stratega fascio-democristiano del terrorismo di Stato contro l’insorgenza operaia. Ma lo scontro andrà avanti nei due anni seguenti, virulento. Non ci arrendemmo. Nonostante la sconfitta militare alla fine del 1982, militanti prigionieri e forze di classe hanno continuato a difendere le posizioni rivoluzionarie, pur nelle condizioni più difficili. Un filo rosso che non sono riusciti a spezzare. Quello che è successo in questi decenni semmai conferma la convinzione che una classe succube del “riformismo” e disarmata non vale niente e finisce nel supersfruttamento odierno. L’immagine di copertina non è del 1980 (non ci piace piangerci addosso), ma dell’occupazione della Fiat del marzo 1973, quando la classe operaia era forte perché praticava e rivendicava il diritto alla violenza e alla rivoluzione.
L'immagine può contenere: il seguente testo "4marzo 1973 L100 Settimatale politipo znngl 43 POTERE OP FRAIO Governo Soccorso ePCI Rosso apagina 2 pagina 2 All'Alfa di Arese a pagina7 SPECIALE LOTTE FIAT Guerra contro l lavoro: come si organizza totta Fiat un problema per @avanguardie Dalla lotta continua allaguerra di classe APA FASCISTI EOIZIA"
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