Il 26.7.2013 alcune decine di militanti NO TAV erano in presidio davanti al tribunale di Torino dove si stava svolgendo il processo che vedeva (sia come imputata che in qualità di parte offesa) l’attivista No Tav Marta la quale, durante una manifestazione del movimento venne arrestata e denunciata subendo, oltre alle violenze “ordinarie” degli sbirri, anche molestie di carattere sessuale.
Durante il presidio i manifestanti tentarono di appendere uno striscione solidale alle inferiate del Tribunale scatenando una feroce carica della polizia. Alcuni manifestanti restarono feriti e la polizia ne denunciò una parte per violenza aggravata a pubblico ufficiale facendo partire l’iter processuale che si concluse il 25 marzo 2016 con condanne, in primo grado di giudizio, dagli 8 ai 9 mesi per sei compagni NO TAV.
Venerdì 26 ottobre alle ore 9,00 presso il Tribunale di Torino, aula 51, inizia il processo di appello per i sei attivisti NO TAV, tra i quali un compagno di Soccorso Rosso Internazionale, condannati in primo grado. Un processo che viene celebrato a breve distanza dalle dure condanne subite dagli attivisti NO TAV il 12 ottobre scorso per gli scontri ad un altra manifestazione in difesa del territorio e contro le speculazioni. Tutti questi processi vedono protagoniste le forze dell'ordine in tutta la loro violenza gratuita e preordinata che gli sbirri utilizzano nella certezza della completa impunità. Una violenza, quella delle forze dell'ordine, funzionale alla tutela degli interessi particolari della classe dominante che devasta e saccheggia intere regioni, sfrutta ed uccide i proletari nei cantieri, nei campi, sulle strade e nelle fabbriche. La repressione contro il movimento NO TAV si inquadra in uno scenario repressivo più ampio, sempre più articolato e cruento e che prevede l'utilizzo di armi varie ed articolate come ad esempio le misure preventive ( decise direttamente dalla questura senza passare al vaglio di un magistrato) costituiti da sorveglianza speciale, fogli di via, revoca dei documenti di guida, avvisi orali, etc.
Tutte misure che vanno a colpire il proletariato e i ceti più svantaggiati delle masse popolari. Il decreto “sicurezza” del governo penta-fascista intensifica la guerra contro il proletariato introducendo misure repressive maggiori che, oltre a peggiorare le condizioni del proletariato migrante, vanno a colpire duramente e penalmente le situazioni di lotta dei lavoratori criminalizzando scioperi, blocchi stradali picchetti e occupazioni che, in precedenza, venivano comunque caricati con durezza dalle forze dell'ordine le quali, oggi, possono anche utilizzare il TASER, un arma che negli USA ha provocato migliaia di vittime.
Tutto questo in nome della legge! Ma se la legge è ingiusta la resistenza è legittima e doverosa! Il nostro legittimo dovere consiste nel combattere le leggi ingiuste e nel resistere alla violenza poliziesca con i mezzi e la forza di cui disponiamo a partire dalla solidarietà con chi resiste!