Il nove ottobre il “ ministro della razza” Salvini,
tramite il suo dipartimento immigrazione, ordina la chiusura del progetto Riace
e la deportazione entro 60 giorni di tutti i migranti.
Nel mirino dell’infame (anche per tutta un'altra serie
di motivi non solo legati all’ immigrazione) ministero ci sono bonus, borse
lavoro e l’accoglienza di quei richiedenti asilo ospitati anche oltre il
termini previsti.
In un Paese nel quale ogni giorno vengono perpetrate e
tollerate, quando non direttamente istigate dal governo pentafascista, odiose
aggressioni razziste ai danni di Rom, neri ed immigrati in genere, il ministro
degli interni alza il tiro sino ad arrivare alle deportazioni di massa.
Ma non si tratta soltanto della guerra agli immigrati
poveri, è una guerra contro tutto il proletariato, contro cioè quelle persone
che per vivere non posseggono altro che la vendita della propria forza lavoro e
che, in alcuni casi, sono costrette a vivere di espedienti andando ad infoltire
le fila del sottoproletariato. Infatti, il decreto legge dello stesso Salvini
ma che è da attribuire a tutto il governo e al presidente della repubblica che
lo ha firmato e che chiamano “decreto sicurezza e immigrazione” prevede un
forte aumento della repressione nei confronti delle lotte, sociali o lavorative
e la criminalizzazione di ogni pratica di lotta che non rientra nelle regole “democratiche”
imposte dal nemico del proletariato, dalla classe dominante, le stesse regole “democratiche”
che la stessa classe dominante non si fa problemi ad infrangere in caso di
necessità.
Non è una questione di puro razzismo, si tratta di una
guerra di classe mascherata da scontro culturale ed etnico, benzina
sul fuoco del disagio delle masse popolari autoctone alle quali viene indicato l'immigrato povero come il principale responsabile dei loro patimenti. In questo modo la classe dominante tenta di
dividere la classe lavoratrice e di mettere proletari contro altri proletari.
La classica mobilitazione reazionaria delle masse popolari che, nelle occasioni
in cui ha avuto successo, è stata un elemento essenziale della costruzione dei
regimi fascisti.
Ma la guerra di classe in corso, anche se ancora di
basso profilo, riguarda tutto il proletariato autoctono od immigrato che esso
sia.
Noi siamo comunisti, non siamo ne di sinistra, ne
buonisti spinti solo dal senso umanitario e comprendiamo molto bene che il tema
sul quale verte questa guerra è la
classe sociale alla quale ognuno di noi appartiene, è la guerra tra sfruttati e
sfruttatori.
Siamo quindi solidali con il sindaco di Riace e con il proletariato migrante nella
misura in cui siamo solidali con chi lotta insieme ad altri proletari mettendosi di
traverso per combattere la
classe dominante ed i suoi servi della politica e degli organismi della
repressione.
Con ogni mezzo necessario!