mercoledì 8 agosto 2018

Il caporalato dei governi borghesi.



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Quando si  parla di caporalato e migrazioni vengono alla mente soltanto i gruppi malavitosi che organizzano il traffico di braccia utili ai lavori più infami e sottopagati, utili allo sfruttamento. Chi ci guadagna non sono soltanto i caporali o i gruppi malavitosi ma anche i padroni della grande distribuzione che, in questo modo, possono mantenere prezzi al consumo concorrenziali. A volte, però, anche i governi borghesi hanno svolto direttamente la funzione dei caporali per favorire altri governi in cambio di una contropartita vantaggiosa. Un esempio per tutti il governo italiano che, nel 1946, firmo un protocollo di intesa con il Belgio per inviare 50.000 proletari italiani al lavoro nelle miniere. Il governo belga si impegnava a vendere all'Italia 2500 tonnellate di carbone all'anno, pari a circa 24 quintali per lavoratore. Per chi li utilizza schiavizzandoli, siano caporali o governi borghesi, i migranti non sono esseri umani ma carne da macello. .

(...) In tutte le piazze del Veneto e nel Mezzogiorno d’Italia partì una campagna di reclutamento senza pari,  ma la selezione non fu aperta a tutti: gli emigranti non dovevano avere più  di 35 anni né, tantomeno, essere comunisti o teste calde. Su quest’ultimo punto i belgi furono inflessibili e la polizia non perse tempo: gli indesiderati per motivi politici venivano rispediti a casa senza tante scuse. Non si andava  tanto per il sottile: i minatori italiani erano  destinati agli strati più bassi delle miniere, dove i lavoratori belgi si rifiutavano di scendere. Ma non solo: i nostri emigranti sarebbero stati ospitati nelle baracche presso i pozzi costruite durante l’occupazione dai tedeschi che vi alloggiavano i prigionieri costretti a lavorare in miniera: piccoli lager in tempo di pace. Anche con la Germania il governo italiano firmò nel 1955 una intesa per garantire un apporto di manodopera selezionata per le imprese tedesche. L’accordo prevedeva  esplicitamente che  gli emigranti  italiani  dovessero innanzitutto  presentare il certificato di buona condotta rilasciato dai sindaci dei rispettivi comuni di provenienza, dopo di ché bisogna superare l’esame professionale, in cui i selezionatori tedeschi verificavano il grado d’istruzione generale posseduto dal candidato, la capacità di lettura e il far di calcolo. C’era quindi l’esame medico che  aveva lo scopo di accertare lo stato di salute generale e l’idoneità fisica dell’immigrato per il posto di lavoro prescelto.(Ciambetti: Marcinelle e gli accordi di manodopera...)  







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