In india come in Kurdistan
Si parla ben poco di quello che succede in India, eppure un processo rivoluzionario di grandi dimensioni tocca circa un terzo di territori e popolazioni di questo “subcontinente”. La guerra popolare, condotta dal Partito Comunista d’India (Maoista) affonda le sue radici nella lunga storia di rivolte, dai tempi di quella dei cosi detti Naxaliti (1967).E’ una storia, un’attualità fatta di lotta per la liberazione sociale dal doppio sfruttamento, dei capitalisti (oligarchi) locali e dell’imperialismo (due secoli di dominio della monarchia britannica, particolarmente feroce). Un processo di liberazione che si fa strada quindi armi alla mano. Esattamente come in Rojava e in tutto il Kurdistan. Le pratiche sociali sviluppate nei territori liberati sono simili: egualitarismo, emancipazione delle donne, istruzione e strutture sanitarie gratuite di massa, forme comunitarie di vita, superamento delle divisioni etniche e nazionali, internazionalismo proletario.
Per tutto cio’ sono tanto odiati e aggrediti, la repressione diventa guerra interna. La lista degli orrori perpetrati da regimi che si possono senz’altro definire fascisti, è senza fine e gode della piu’ vile copertura da parte dell’imperialismo occidentale. In particolare è molto pesante l’uso di armi chimiche, gas e, ultima aberrazione tecnologica, dei droni assassini. Cosî come l’impiego di orde mercenarie, di ispirazione nazista o jihadista, o mafiose. Purtroppo non c’è nulla di nuovo (e qui in Italia dovremmo aver capito la lezione dai tempi delle connessioni del terrorismo di Stato, che univa fascisti, mafiosi, sbirri, sotto la direzione di servizi segreti e Nato), ma è la scala, la dimensione di questi vecchi fenomeni ad aumentare ancora. Si pensi solo che in India i/le prigionieri/e rivoluzionari/e sono circa 10.000, e diverse migliaia lo sono fra Turchia e Kurdistan.
Oggi siamo in piazza all’appello del PCI(maoista) e del Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India, in solidarietà con le rivendicazioni elencate nel loro appello, fra cui le condizioni di prigionia e contro l’uso di armi chimiche e droni. Obiettivi che si apparentano a quelli delle Forze Rivoluzionarie di Kurdistan, Turchia e Siria. E’ una settimana di mobilitazione internazionale.
Internazionalismo utile anche rispetto alle nostre condizioni interne: lottare contro lo sfruttamento bestiale che grava sui proletari immigrati (fra cui i molti indiani nell’Agro Pontino), contro lo stato di segregazione loro imposto con violenza razzista e repressione.
E ancora, è utile per affermare le ragioni rivoluzionarie ovunque. Lo sprofondamento in crisi globali devastanti, pandemica-sanitaria, climatica e ora bellica, rende vane le illusioni riformiste e istituzionali. Non sarà per le vie della ragione che si potrà smuovere il sistema piu’ criminale che abbia mai dominato il mondo, la storia umana.
Solidarietà attiva e politica con i movimenti rivoluzionari, di liberazione, con prigionieri/e, con il proletariato di tutte le provenienze.
Su queste basi puntare a costruire le nostre forze per avviare un processo rivoluzionario e internazionalista anche qui nei paesi imperialisti.
Roma 17 settembre 2022
Per contatti: RiseUp4Rojava, raccolta fondi per maschere antigas a sostegno dei combattenti – e il sito del Soccorso Rosso Internazionale, rhi-sri.org