lunedì 24 giugno 2019

SOLIDARIETA’ Alle RIVOLUZIONARIE e ai RIVOLUZIONARI PRIGIONIERE/I



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Domenica 26 giugno, più di 100 solidali, provenienti anche dal lontano nord d'Italia (Torino, Varese, Milano) e dal sud come da Lecce, si sono riuniti in presidio al carcere de L'Aquila. Al termine del presidio i compagni si sono recati in corteo in centro città con striscioni, volantini e comizi improvvisati. Per un ora abbondante la voce della lotta ha risuonato tra la popolazione già raggiunta dalle iniziative precedenti. Le prigioniere in sciopero della fame vedranno oggi l'avvocato e comunicheranno le decisioni. Qui di seguito il volantino con il quale invitavamo all'iniziativa di domenica 23 davanti al carcere de L'Aquila.



DOMENICA 23 GIUGNO TUTTE/I A L’AQUILA

  SOLIDARIETA’ A  RIVOLUZIONARI/E  PRIGIONIERI/E
CONTRO IL 41bis, CONTRO LA TORTURA DI STATO

Da mesi si susseguono mobilitazioni contro la repressione sociale. Repressione che è una costante degli ultimi governi ma che diventa sfacciata con questa coalizione fascio-razzista,  con decreti governativi che creano uno stato di segregazione per i proletari immigrati e che legittima la violenza nei loro confronti.  Le cronache sono ormai piene di queste aggressioni, ma che sono solo una parte di tutto un sistema di repressione che punta  a rompere la resistenza e la solidarietà.  Così nei decreti “sicurezza” si criminalizzano picchetti di sciopero e blocchi stradali, resistenza agli sfratti e occupazioni di case.  A dimostrazione che, attraverso la canea razzista, si punta ad attaccare tutto il movimento operaio e sociale.  È un filo nero, di classe, che lega (appunto) queste varie forme e strumenti repressivi.  Dallo sgombero dell’Asilo Occupato di Torino, agli arresti di Trento e dintorni, una ventina di compagne/i  anarchiche/i, di varie città, ne subiscono l’applicazione. Fino a quella più aberrante, il regime 41bis.   Da sottolineare che sono imputati di azioni di lotta, anche (giustamente) violente, in relazione alla solidarietà, alla resistenza dei migranti segregati nei CPR, o per impedirne il rinvio nei lager libici.  Cioè lotta e umanità diventano reati, e lo stigma del “terrorismo” plana come massima condanna.
Dal 29 maggio Anna e Silvia, sottoposte ad un’ennesima forzatura di un regime già di Alta Sicurezza nel carcere de L’Aquila sovrastato dal 41bis, hanno dichiarato sciopero della fame.  Seguite da altri 5 compagni a Tolmezzo e Ferrara.   Oggi siamo qui in loro sostegno, e più in generale in  continuità alla campagna contro questa TORTURA DI STATO,  campagna che da anni si articola in vari interventi. Va infatti ricordato che Nadia Lioce e altri due militanti delle BR-PCC vivono questa condizione da 15 anni.  Mentre un’altra ventina di militanti BR, in carcere da ben 37 anni, vivono nelle sezioni di Alta Sicurezza, il gradino immediatamente sottostante al 41bis.
Nelle motivazioni giuridiche di un tale accanimento, si può leggere tutto il timore che lo Stato ha di fronte alle possibili sollevazioni popolari (tipo i Gilets Jaunes in Francia) e alla loro congiunzione con le tendenze e organizzazioni rivoluzionarie più conseguenti.  Quello che negli anni 70 è diventato il loro incubo, e che oggi nella profondità di una crisi capitalistica che sta devastando società e ambiente,  rischia di trasformarsi di nuovo in un movimento rivoluzionario .  La stessa resistenza dei/lle prigionieri/e  è pur sempre una prova di forza delle nostre ragioni, delle possibilità storiche  del movimento di classe. 

La LOTTA RIVOLUZIONARIA in Italia ha toccato punte molto alte,  ha attaccato i governi  e impaurito la classe dominante.  La loro risposta fu il terrorismo di Stato – esattamente 50 anni fa  gli sgherri dei Servizi Segreti fa massacravano 17 persone a Milano in piazza Fontana – e oggi continuano su quella strada. Carceri speciali, 41bis e lager per i migranti ne fanno parte.  Un terrorismo interno che è l’altra faccia della medaglia delle loro guerre imperialiste: una fra tutte, la distruzione della Libia. Questo è un aspetto fondamentale,  l’Italia come le altre potenze dominanti  è impegnata in diverse invasioni territoriali, fra Medio Oriente, Africa e Asia. Invasioni sempre mascherate con le più oscene motivazioni umanitarie, mentre sono sfacciatamente il proseguo dello storico saccheggio coloniale ai danni della gran parte dei popoli.  I disastri sociali provocati si misurano appunto con i milioni di profughi, oltre che con la rovina economica di interi paesi.  Basti pensare a Libia, Siria e Yemen.  Le nobili finalità di sfruttamento e saccheggio  sono il filo conduttore che legano lo stesso peggioramento sociale interno, e la loro esigenza di reprimere e militarizzare le società interne.  Guerra esterna e guerra interna, ecco come si può spiegare la terribile involuzione di questi anni, e la degenerazione razzista come mobilitazione reazionaria a loro sostegno.   Ed ecco come noi possiamo, al contrario, concepire  la lotta: un fronte unico del proletariato oltre le frontiere.  La solidarietà, dal mondo del lavoro alla resistenza contro la repressione, con chi viene incarcerato a causa della lotta o perché segregato nell’illegalità della condizione migrante, la solidarietà è la nostra base fondamentale.
In questo senso  la lotta contro il 41bis, contro i regimi carcerari speciali, fino ai lager per i migranti, è un’unica lotta.  

 SVILUPPIAMO SOLIDARIETA’ E INTERNAZIONALISMO. FRONTE UNITO PROLETARIO, LOTTA DI CLASSE PER LA RIVOLUZIONE.
Soccorso Rosso Internazionale

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