Mercoledì
3 gennaio la Digos di Torino, su ordine della procura, ha notificato
la richiesta della misura della sorveglianza speciale nei confronti
di 5 compagni internazionalisti torinesi che si sono recati in Siria
per sostenere la rivoluzione del Rojava impegnata in una guerra
in cui lo Stato italiano è complice attivo facendo parte del campo
imperialista, di cui Turchia e sgherri dell’ISIS sono esecutori
sanguinari.
Il 23 gennaio prossimo, alle 10,00 presso il
Tribunale di Torino, si terrà l’udienza che dovrà decidere se
applicare la sorveglianza speciale per Paolo, Jack, Davide, Eddi e
Iacopo che la procura di Torino ritiene socialmente pericolosi . A
differenza di Germania, Spagna, Inghilterra, Francia, Svizzera e
qualche altro Paese, in Italia le procure si erano limitate a
convocare gli internazionalisti rientrati dal Rojava per ascoltarli,
ad eccezion fatta per i tre compagni sardi che mesi fa erano stati
fatti oggetto di indagine, perquisizioni e sequestro del passaporto
imputando loro reati riguardanti l’utilizzo delle armi e il
reclutamento di combattenti per il Rojava; mentre il compagno Paolo
di Torino, al suo ritorno dalla Siria del nord, è stato posto agli
arresti domiciliari per essere partito per la Siria eludendo le
misure preventive applicategli a causa di presunti reati commessi
tempo prima sul territorio nazionale-
Si tratta comunque di compagne e compagni
attivi nelle lotte sociali e proletarie in Piemonte e non solo, punto
di riferimento del movimento anticapitalista, comunista ed anarchico.
Come per l’operazione poliziesca che ha colpito i compagni (non
soltanto internazionalisti ma anche indipendentisti) della Sardegna,
anche in Italia, a Torino, vengono presi di mira compagni attivi nei
movimenti di lotta e rivoluzionari.
Le operazioni di polizia contro di loro,
rientrano a pieno titolo nella metodologia della contro rivoluzione
preventiva in atto nel nostro Paese. Per le Procure non si tratta
soltanto di aver combattuto armi alla mano in una guerra straniera
(in Italia non è previsto alcun reato specifico e non vi è nessuna
legge che lo vieta), ma si tratta, più in generale, di avere
acquisito nozioni teoriche e pratiche rivoluzionarie che potrebbero
rappresentare un ulteriore problema per il nemico di classe interno.
Mentre
si reprimono le forze autenticamente antifasciste (quelle che finora
hanno sconfitto l’ISIS), si vuole impedire una dialettica concreta
tra esperienze e movimenti rivoluzionari, e che anche qui in Europa
la lotta di classe possa avviarsi sulla via rivoluzionaria.
Esprimiamo la totale
solidarietà di classe ai cinque internazionalisti torinesi!
W l’internazionalismo
proletario! W la lotta rivoluzionaria in Italia e in ogni altro
Paese!
Proletari torinesi per il SRI