venerdì 4 gennaio 2019

ITALIA/ Torino: W la lotta rivoluzionaria in Italia e in ogni altro Paese!







Mercoledì 3 gennaio la Digos di Torino, su ordine della procura, ha notificato la richiesta della misura della sorveglianza speciale nei confronti di 5 compagni internazionalisti torinesi che si sono recati in Siria per sostenere la rivoluzione del Rojava impegnata in una guerra in cui lo Stato italiano è complice attivo facendo parte del campo imperialista, di cui Turchia e sgherri dell’ISIS sono esecutori sanguinari.
Il 23 gennaio prossimo, alle 10,00 presso il Tribunale di Torino, si terrà l’udienza che dovrà decidere se applicare la sorveglianza speciale per Paolo, Jack, Davide, Eddi e Iacopo che la procura di Torino ritiene socialmente pericolosi . A differenza di Germania, Spagna, Inghilterra, Francia, Svizzera e qualche altro Paese, in Italia le procure si erano limitate a convocare gli internazionalisti rientrati dal Rojava per ascoltarli, ad eccezion fatta per i tre compagni sardi che mesi fa erano stati fatti oggetto di indagine, perquisizioni e sequestro del passaporto imputando loro reati riguardanti l’utilizzo delle armi e il reclutamento di combattenti per il Rojava; mentre il compagno Paolo di Torino, al suo ritorno dalla Siria del nord, è stato posto agli arresti domiciliari per essere partito per la Siria eludendo le misure preventive applicategli a causa di presunti reati commessi tempo prima sul territorio nazionale-
Si tratta comunque di compagne e compagni attivi nelle lotte sociali e proletarie in Piemonte e non solo, punto di riferimento del movimento anticapitalista, comunista ed anarchico. Come per l’operazione poliziesca che ha colpito i compagni (non soltanto internazionalisti ma anche indipendentisti) della Sardegna, anche in Italia, a Torino, vengono presi di mira compagni attivi nei movimenti di lotta e rivoluzionari.
Le operazioni di polizia contro di loro, rientrano a pieno titolo nella metodologia della contro rivoluzione preventiva in atto nel nostro Paese. Per le Procure non si tratta soltanto di aver combattuto armi alla mano in una guerra straniera (in Italia non è previsto alcun reato specifico e non vi è nessuna legge che lo vieta), ma si tratta, più in generale, di avere acquisito nozioni teoriche e pratiche rivoluzionarie che potrebbero rappresentare un ulteriore problema per il nemico di classe interno.
Mentre si reprimono le forze autenticamente antifasciste (quelle che finora hanno sconfitto l’ISIS), si vuole impedire una dialettica concreta tra esperienze e movimenti rivoluzionari, e che anche qui in Europa la lotta di classe possa avviarsi sulla via rivoluzionaria.

Esprimiamo la totale solidarietà di classe ai cinque internazionalisti torinesi!
W l’internazionalismo proletario! W la lotta rivoluzionaria in Italia e in ogni altro Paese!

Proletari torinesi per il SRI