Prepariamo le
condizioni per la guerra di classe
Siamo
in stato di guerra. Siamo su un piano
inclinato di terza guerra mondiale.
Il capitalismo avvitato in
una crisi generale di ampiezza storica, di sovrapproduzione di capitale, ci ha
ormai sprofondato nella sua spirale che porta alle distruzioni immani di cui ha
bisogno per rilanciarsi: il capitalismo è distruttivo per sua natura propria,
per le sue leggi interne. E altro suo
carattere è quello imperialistico che lo porta a ricorrenti guerre per una nuova spartizione del mondo. L’accanimento guerrafondaio e invasore della
Nato viene da lontano, la guerra in Ucraina è solo l’ultimo atto, fomentata con il golpe del 2014. Ma ovunque
agisce così, e ovunque si creano focolai di scontro con gli imperialismi
concorrenti.
Le ricadute sociali,
economiche interne le conosciamo anche bene. In sintesi, creano uno stato di
emergenza continuo, così aggravando a ogni tornante: impoverimento di massa,
sfruttamento omicida sul lavoro, regime di segregazione per gli immigrati, riduzione
di ogni protesta a questione di ordine pubblico, quindi repressione e controllo sociale pervasivi. Quello che si può definire il fronte interno
dello stato di guerra, permanente. Dall’emergenza covid in poi
si diffonde la percezione di tutto ciò, seppur in forme iniziali,talvolta
confuse. La percezione di essere manipolati, intruppati, di sentirsi imporre
una rete di controllo (in particolare tecnologico digitale), di essere sempre
meno “liberi” e sempre più sfruttati, preparandoci al sacrificio estremo..
Questo vogliamo evidenziare
per capire che prospettiva possiamo darci.
Il pacifismo è sempre stato ingannevole perché non va alle cause del
problema, e poi per quale pace lottare? “La guerra nasce dalla loro pace come
il figlio dalla madre (..) La loro guerra distrugge ciò che alla loro pace è
sopravvissuto”(B. Brecht). Per
contro ci sono anche guerre giuste,
necessarie: forse che dal nazismo, dal colonialismo, dallo schiavismo ci si è
liberati con le civili proteste? Così
sui fronti attuali di resistenza alle nuove forme della stessa oppressione
imperialista, ciò avviene armi alla mano e costruendo l’alternativa possibile
di una autentica liberazione sociale.
Così l’offensiva della
Resistenza Palestinese che, con incredibile efficacia, è riuscita a scardinare
i reticolati del lager di Gaza e a portare un attacco devastante a Israele,
alla sua protervia militaresca. Così le
forze Kurde e Internazionaliste che tengono testa al fascismo turco, alle sue
feroci aggressioni che, in questi mesi hanno assunto le dimensioni di guerra
dispiegata. Nei due casi, poi, è la Nato
la centrale strategica del dominio neocoloniale in tutto il Medio Oriente.
Come SRI ci siamo formati in
solidarietà ai/alle prigionieri/e espressione di lotta rivoluzionaria, passata
e presente. In Italia ce ne sono incarcerati addirittura da più di 40 anni, ed
alcuni sottoposti al regime tortura del 41bis. Come i più noti, Alfredo Cospito
e Nadia Lioce, resistono proprio perché rivendicano e rappresentano la tendenza
proletaria alla guerra rivoluzionaria. Sostenere
questi/e prigionieri/e significa sostenere il senso della loro militanza,
assumere dentro i nuovi movimenti le acquisizioni dei precedenti, e degli
attuali, cicli di lotta. Fra cui, ovviamente, l’internazionalismo militante è
di primaria importanza!
Inutile disperdersi su
obbiettivi illusori, non fermeremo mai nessuna delle loro guerre, non ci sarà
mai un nuovo ordine armonioso “multipolare”.
L’unica prospettiva è quella storica “trasformare la guerra dei padroni
in guerra contro i padroni”. Quella che ha aperto la strada alle rivoluzioni e
alle liberazioni. Certo, oggi sembra lontana in situazioni come la nostra, ma
possiamo orientare le nostre lotte, la nostra costruzione di forze in quella
prospettiva. Creando solidarietà e
fronti di lotta comuni, e oltre le frontiere, sviluppando le pratiche
conflittuali adeguate.
L’IMPERIALISMO
È LA PRIGIONE DEI POPOLI! LA SOLIDARIETA’ È L’ARMA DEGLI OPPRESSI! LOTTA
DI CLASSE RIVOLUZIONE!
Ghedi 21 ottobre 2023
Proletari Torinesi – SRI (idem su fb) Collettivo Contro la Repressione per un Soccorso Rosso Internazionale – ccrsri.org