RiseUp4Rojava
valuta l'attuale situazione politico-militare
La
campagna internazionale RiseUp4Rojava ha pubblicato una
valutazione sull'attuale situazione politica e militare nel nord-est
della Siria.
venerdì,
4 dicembre 2020
Nelle
ultime settimane e mesi, si è assistito a un rapido aumento degli
attacchi condotti dalle forze d’occupazione turche fasciste alle
aree liberate della Siria nordorientale. Spaziando da Afrin e
le aree di Sehba dove si oppone resistenza al fronte di Manbij
e Ayn Issa, a Til Temir e fino a Dêrik nel
nord-est, l'esercito d’occupazione turco e le sue truppe ausiliarie
islamiste hanno intensificato gli attacchi contro la popolazione
civile e le sue forze di difesa rivoluzionarie.
Quasi
quotidianamente il fuoco dell'artiglieria turca colpisce le aree
liberate di Afrin e Şehba, divenute rifugio per
centinaia di migliaia di profughi dai territori occupati del cantone
di Afrin, e la paura e il terrore continuano ad affliggere le
aree sotto il controllo delle forze d’occupazione. Non passa giorno
senza segnalazioni di ulteriori rapimenti e omicidi; rapine,
saccheggi, estorsioni e stupri non sono eccezioni, ma il cardine del
regime d’occupazione islamista. Basandosi sulla ben nota Dottrina
anti-insurrezionale della NATO, gli occupanti fascisti rispondono a
ogni azione partigiana delle Forze di liberazione di Afrin,
HRE, praticando puro terrore contro la popolazione civile e
compiendo bombardamenti per ore su villaggi e cittadine autogestite.
Più
a est, sul fronte di Manbij, si sono pure significativamente
moltiplicati gli attacchi, soprattutto negli ultimi giorni e
settimane. Specialmente dopo il tramonto sono ripetuti gli attacchi,
principalmente con l'artiglieria, ma talvolta con armi leggere in
combattimento diretto. Sul fronte di Til Temir e vicino alla
città di Serê Kaniyê, occupata lo scorso ottobre, domina
un'ingannevole tranquillità, salvo alcuni attacchi isolati e
ripetuti scontri tra bande. Sebbene i combattimenti attivi siano
attualmente concentrati in altre aree, le forze d’occupazione hanno
mobilitato nuove truppe per rafforzare i loro fronti e hanno iniziato
ad espandere le loro fortificazioni. L'area a est di Qamişlo, fino
alla città di Dêrik, ha assistito negli ultimi mesi allo svolgersi
di un'attività senza precedenti in termini di droni turchi da
ricognizione e da combattimento.
I
collaborazionisti
del KDP curdo meridionale continuano le loro azioni
provocatorie lungo il confine siriano-iracheno e procedono
continuamente a spostare truppe e armi pesanti nelle loro oltre 40
basi militari di nuova costituzione sul confine con il Rojava.
I
movimenti dell'esercito d’occupazione turco possono essere notati
anche nel Kurdistan settentrionale occupato, e sia unità turche
regolari, sia mercenari e bande islamiste stanno prendendo posizione
nel triangolo di confine Iraq-Turchia-Siria. Non è chiaro se le
truppe siano radunate per un'espansione delle operazioni
d’occupazione nel Kurdistan meridionale, o in preparazione di un
attacco alle città confinanti a est di Qamişlo.
Preparativi
sono in pieno svolgimento su tutti i fronti nel nord della Siria, non
lasciando dubbi sulle intenzioni di guerra delle forze d’occupazione.
Soprattutto da ottobre si registra una maggiore attività delle
truppe nemiche, principalmente sui tratti di fronte vicino alla città
occupata di Girê Spî. I dintorni e il centro della città
Ayn Issa, a nord di Raqqa, è da giorni sotto continui
bombardamenti da parte dell'artiglieria turca e truppe infiltrate di
bande islamiche comandate da esperti veterani dello Stato islamico
stanno cercando di sfondare le linee di difesa e di avanzare nel
centro della città. Droni turchi e aerei da ricognizione sorvolano
senza sosta le zone di combattimento e cercano di localizzare le
posizioni della resistenza. Gli invasori turchi stanno radunando
obici, lanciarazzi e altre armi pesanti nei villaggi appena
dietro la linea del fronte, e mercenari islamisti dell'autoproclamato
Esercito Nazionale Siriano si stanno riunendo in preparazione
di nuovi attacchi a nord della città di Ayn Issa, capitale
ufficiale dell'Autonoma Autoamministrazione della Siria
settentrionale e orientale. In considerazione dei preparativi e dei
lavori di fortificazione in corso da mesi nei territori occupati,
della rinnovata alta concentrazione di truppe lungo le linee di
contatto e di bombardamenti indiscriminati delle aree di insediamento
civile, si deve presumere che Ayn Issa diventerà l'obiettivo
di un altro attacco d’occupazione nel prossimo futuro, come ha
avvertito il comando generale delle Forze Democratiche Siriane,
QSD, nella sua ultima dichiarazione su quanto avviene a nord di
Raqqa. Con devastanti attentati terroristici e attacchi permanenti
contro i civili nei dintorni della città e dell'autostrada
internazionale M4, i fascisti turchi e i loro ausiliari cercano di
spezzare la volontà di resistenza del popolo di Ayn Issa, di
spaventare il popolo e costringerlo a fuggire. La scorsa settimana,
l'ultimo e più forte attacco
delle truppe d’occupazione è fallito a causa della resistenza dei
difensori di Ayn Issa. Nelle battaglie scoppiate la notte del
24 novembre, protrattesi fino alla sera del giorno successivo, le
forze della rivoluzione sono riuscite ad abbattere
almeno 18 occupanti. L'avanzata è stata interrotta, non lasciando
agli aggressori che la scelta di ritirarsi dietro le loro linee del
fronte. Ricorrendo a migliaia di
colpi di
mortai, artiglieria e razzi,
solo negli ultimi giorni, l'obiettivo è stato quello
d’indebolire la resistenza delle Forze Democratiche Siriane,
demoralizzare la resistenza dei combattenti e della popolazione,
quindi facilitare un nuovo attacco.
Dati
l'attuale situazione di guerra e gli attacchi che crescono ogni
giorno, non potrebbe essere più cinico parlare di un cessate il
fuoco effettivo.
Mentre le bombe piovono tutti i giorni sulle aree liberate e i
fascisti turchi stanno solo aspettando un'opportunità favorevole per
un altro attacco su larga scala contro la rivoluzione, le cosiddette
“potenze garanti'' imperialiste stanno a guardare e legittimano
nient’altro che la politica d’occupazione turca, diffondendo
menzogne sul proclamato “cessate il fuoco”. Questa orchestrazione
intrisa di sangue non ha mai avuto altro scopo che quello di scolpire
nella pietra lo status dei territori occupati e consolidare la
sovranità turca sulle zone invase
in Siria.
Contrariamente
a quanto molti hanno ampiamente ipotizzato, l'aumento degli attacchi
turchi non dipende in modo significativo dall'esito delle elezioni
USA, ma può essere spiegato principalmente da sviluppi regionali,
equilibrio di potere nuovamente emergente, situazione politica
interna della Turchia e situazione del regime. Dopo che il presidente
armeno, Pashinyan, dietro pressione del regime russo e a fronte della
situazione devastante sul campo di battaglia, il 10 novembre ha
annunciato la resa de facto di tutte le forze armene in
Nagorno-Karabakh, gli scontri armati tra le forze d’occupazione
turco-azere e l'esercito di difesa di Artsakh sono finiti
bruscamente. Dopo oltre 40 giorni di aspri combattimenti, i difensori
armeni hanno dovuto inchinarsi alla superiorità della coalizione
d’occupazione turco-azera. Anche se le forze armate turche non
hanno svolto ufficialmente alcun ruolo sul campo di battaglia ed
entrambi gli Stati hanno negato con veemenza un intervento turco, è
indubbio che la forza e il cervello fondamentali, retrostanti
l'offensiva azera, non era altro che lo stesso regime AKP-MHP.
Fin dal primo giorno, i rappresentanti del regime di palazzo non
hanno perso occasione per esprimere il loro sostegno al dittatore
Aliyev e al suo regime criminale, e il ministero della Difesa turco
ha riferito quotidianamente sull’avanzata delle truppe azere.
Parlando di truppe azere, si è fatto riferimento apertamente ai
"nostri soldati turchi", arrivando addirittura a parlare di
"nostri cittadini" nel denunciare le perdite di civili sul
fronte azero. Lo slogan "due Stati, una nazione" ha
riempito le strade di Azerbaigian e Turchia e le truppe azere hanno
dichiaratamente marciato sul campo con la bandiera della repubblica
turca. I canali televisivi della propaganda di regime turca hanno
riportato ogni minuto i successi dei “fratelli turchi azeri”
nella “difesa della patria”, e le immagini di soldati che
salutavano il cameraman con il 'saluto del lupo', segno distintivo
dei fascisti turchi, sono scorse sugli schermi.
Per
il regime AKP-MHP, precedentemente affidatosi sempre più alla
propaganda neo-ottomana per le sue mire
espansionistiche in Siria, Iraq, Libia e altre aree del Medio
Oriente, la guerra contro la Repubblica di Artsakh è un vero
e proprio banco di prova per il "turanismo", ovvero il nome
dato
ai sogni della
superpotenza panturca volti
a creare un impero mitologico che unisca tutti i popoli
turchi, dall'Asia centrale al Medio Oriente, sotto un unico Stato.
Questa ideologia fascista, basata sulla superiorità della razza
turca, non è stata solo alimentata
dai teorici
dello Stato nazionale turco, dai leader del Comitato di
Unione e Progresso (Ittihad ve Terraki), ma è anche ideologia
ufficiale del partito di regime turco, MHP. Il “turanismo”
è diffuso anche tra i sostenitori del regime azero. Se si dà
un’occhiata alla mappa, si noterà presto che l'eliminazione
dell'autonomia armena rappresenta un passo decisivo verso
l'unificazione territoriale di entrambi gli Stati turchi. Il fattore
decisivo che ha volto
la guerra a favore delle forze della coalizione turaniana è
stato anche il supporto aereo turco nel Nagorno-Karabakh. Per le
unità armene, la morte è venuta dall'alto. Le truppe armene hanno
subito le maggiori perdite tramite gli attacchi con droni turchi
Bayraktar TB 2. Inoltre, le truppe turco-azere sono state
appoggiate sul campo da numerosi mercenari islamisti trasferiti dal
regime turco dai territori occupati in Siria e Libia, come carne da
macello, sui fronti del Nagorno-Karabakh.
Dopo
il ritiro delle truppe armene, l'esodo in massa della popolazione
armena di Artsakh e la cessione di territori alle forze
d’occupazione azere, sotto la supervisione russa, non è ancora
chiaro se e in quale forma l'esercito turco avrà una presenza
ufficiale nei territori occupati, ma l'esito della guerra è una
vittoria per il fascismo turco e un regalo al regime. Con o senza una
presenza ufficiale: l'esercito turco e i servizi segreti sono attivi
sul campo e hanno coordinato intensamente gli eventi di guerra,
migliaia di bande assassine islamiste garantiscono influenza e
controllo per conto del regime e il piano inteso ad aprire un
corridoio tra Turchia, regione autonoma azera di Nakhivan e
Azerbaigian, derivante dall’accordo, sono grandi passi avanti nel
progetto di espansione strategica del fascismo turco. Il regime, che
avvelena la testa e il cuore del popolo con la sua propaganda
fascista, è riuscito a stabilizzare la propria posizione in patria
mobilitando sul “turanismo”, ed Erdogan si è celebrato come
“Conquistatore del Karabakh”. La guerra in Nagorno-Karabakh
dovrebbe aver chiarito una volta per tutte, a tutti, che il regime di
Ankara non è interessato a mettere in sicurezza i propri confini o
combattere il terrorismo, ma solo a realizzare il proprio progetto di
superpotenza espansionista.
Coloro
che ancora sostengono che l'unica ragione delle operazioni
d’occupazione turche in Siria settentrionale e in Iraq
settentrionale è la presunta o effettiva presenza di forze del
Partito dei lavoratori del Kurdistan e di altre forze
rivoluzionarie adottano ciecamente la narrativa turca e legittimano
le politiche d’occupazione del regime. Questo è quanto fatto
soprattutto dalle forze del KDP nel sud Kurdistan, che
collaborano con il fascismo, invitando le forze di difesa popolare
del Kurdistan e non gli occupanti turchi a ritirarsi dal Kurdistan
meridionale. Gli ultimi mesi, in particolare, hanno mostrato
un'ulteriore intensificazione dello scontro tra forze rivoluzionarie
e fascisti nel Kurdistan meridionale. Unità del cosiddetto "Partito
Democratico del Kurdistan", KDP, che governa dittatorialmente e
con pugno di ferro le aree autonome del Kurdistan meridionale sotto
la direzione della famiglia Barzani, hanno spostato
ininterrottamente truppe e armi pesanti verso le zone di rifugio
della guerriglia in montagna. Il KDP di Barzani, che lascia il
proprio popolo in povertà mentre vende le ricchezze del Paese agli
occupanti turchi, non fa mistero della sua aperta collaborazione con
il regime fascista e si prepara in termini di propaganda oltre che
militarmente a combattere a fianco degli occupanti contro le forze
del movimento per la libertà.
I
guerriglieri, che nel 2014 hanno difeso con grandi sacrifici le
regioni autonome del Kurdistan meridionale contro l'avanzata dello
Stato islamico a Mexmur, Kerkuk, davanti a Hewler
e Şengal, sono accusati di mettere in discussione la
sovranità della regione autonoma e denigrati come "occupanti",
mentre la famiglia Barzani è accolta ad Ankara calorosamente.
Mentre la lotta guerrigliera contro gli occupanti continua in molte
zone del Kurdistan meridionale, da Heftanin a Xakurke,
le truppe del KDP avanzano nelle aree della guerriglia in
coordinamento con la leadership dell'esercito turco e appoggiate
dall'aviazione turca. Hanno creato basi e posti di controllo per
limitare la libertà di movimento delle unità guerrigliere e fornire
ai servizi segreti turchi coordinate e informazioni sulle posizioni
della guerriglia. Nonostante tutti gli appelli e le richieste di
mediazione di varie forze politiche curde, il KDP continua la
sua politica aggressiva e provocatoria, schierandosi nettamente a
fianco delle forze d’occupazione. È solo grazie all'approccio del
PKK, prudente
e orientato alla ricerca di
una
soluzione, se finora non si è verificata alcuna grave
escalation, ma la situazione è tesa e potrebbe trasformarsi
in un conflitto armato in qualsiasi momento. È già evidente che le
misure contro la guerriglia mirano solo ad indebolire la resistenza e
ad aprire la strada all'esercito turco per penetrare in altre aree
del Kurdistan meridionale.
La
situazione nelle aree autogestite di Şengal deve essere valutata
come altrettanto critica. Là, il 27 novembre l'esercito iracheno, il
KDP e i suoi alleati hanno iniziato ad attuare l'accordo tra
Hewler e Baghdad stipulato il 9 ottobre 2020. L'accordo
mira a 'ripulire' Şengal dalla presenza di tutte le milizie –
a intendersi solo
le forze di autodifesa yazide, YBŞ, e le forze
femminili YJÊ, così come i gruppi delle cosiddette forze di
mobilitazione popolare - per insediarvi una forza mercenaria pagata e
un regime fantoccio in sostituzione del Consiglio autonomo
democratico di Şengal. I difensori del popolo yazide e i
liberatori di Şengal dovrebbero ancora una volta cedere il passo
alle truppe che nel 2014 hanno pugnalato alla schiena il popolo di
Şengal, lasciandolo indifeso alla
mercé
delle bande di
assassini dello Stato islamico. L'accordo, in cui la Turchia è anche
attivamente coinvolta dietro le quinte, è stato sviluppato nei mesi
estivi con gli auspici e la mediazione degli imperialisti USA, che
sperano di vedere nella distruzione del potere popolare di Şengal un
progetto per un'alleanza tra il fascismo turco, il Governo centrale
iracheno e il KDP, per una lotta congiunta contro il movimento
di libertà in altre parti dell'Iraq. Per mettere in pratica il
piano, le fazioni irachene hanno mobilitato oltre 10.000 soldati
dell'esercito e della polizia federale e intendono avviare nei
prossimi giorni lo scioglimento dell'autogestione, cominciando con
l’ammaino delle bandiere dell’autoamministrazione e il disarmo
pianificato delle forze d’autodifesa. Il popolo di Şengal e le sue
strutture di autogoverno hanno annunciato una determinata resistenza
a qualsiasi misura che ignori e calpesti la volontà del popolo
yazida. Per sei anni, gli yazidi hanno vissuto fra e
intorno alle montagne di Şengal con la propria autogestione
democratica, hanno imparato a difendersi e hanno creato il proprio
esercito di difesa. Sebbene l'ulteriore corso della situazione
rimanga aperto, una cosa è chiarissima: nessun potere al mondo può
semplicemente cancellare l'esperienza di libertà degli ultimi sei
anni e ridurla a niente. Chiunque cerchi di infrangere la volontà
del popolo di Êzidxan deve aspettarsi resistenza
Gli
eventi fra le montagne di Şengal, le montagne del Kurdistan
meridionale e anche in Rojava formano un'unità. Rientrano in uno
stesso progetto
di annientamento contro la rivoluzione in tutte e quattro le
parti del Kurdistan e del Medio Oriente, e come tali devono essere
affrontati. Mentre ci scontriamo con lo Stato turco e i suoi alleati
sul campo di battaglia come diretti avversari, gli imperialisti USA,
la NATO e il regime russo sono e rimangono gli architetti e le forze
guida dietro gli sporchi piani, accordi e cospirazioni contro il
movimento rivoluzionario. Stanno usando lo Stato turco e altre
forze collaborazioniste
come leva per ricattare la rivoluzione del Rojava e della Siria
nord-orientale. La minaccia di un'altra invasione turca, che
come la spada di Damocle è sempre sospesa sulle teste del popolo
della Siria nord-orientale, è alimentata per mettere in
ginocchio la volontà indipendente di autogestione e piegare la
rivoluzione al servizio degli interessi dell'imperialismo. Il
fascismo turco è il martello con cui cercano di schiacciare la
rivoluzione, ma le mani che guidano il suo destino sono da trovare
altrove.
È
stata la concezione strategica degli USA, dall'estate del 2015, tesa
ad accrescere al
massimo la pressione sul movimento rivoluzionario in Nord Kurdistan e
Nord Iraq settentrionale, indebolire la rivoluzione come fattore
regionale e quindi mettere all'angolo l'autogestione del Rojava. Nei
negoziati sponsorizzati dagli Stati Uniti per un fronte unito curdo
nella Siria settentrionale tra l'alleanza di partito PYNK
(Partiti per l’unità nazionale curda) a sostegno dell’autogoverno
in Siria nord-orientale, e il ramo siriano del KDP, ENKS
(Consiglio nazionale curdo in Siria), le trattative sono state
recentemente sospese a tempo indeterminato. Questo dopo che la
delegazione ENKS, che sin dai primi giorni non ha nascosto la
sua aperta ostilità alla rivoluzione sociale del Rojava, ha chiesto,
tra l’altro, lo scioglimento della presidenza collettiva di donne e
uomini, l’abolizione dell’istruzione scolastica con lingua madre
a favore del curriculum di regime siriano nonché il trasferimento
del 50% di potere governativo dalle mani del popolo alla propria
organizzazione.
Gli
USA hanno cercato a lungo di mettere i loro favoriti, ENKS, in
una posizione di forza, e vorrebbero instaurare un regime
collaborazionista,
sul modello
della regione indipendente del Kurdistan in Nord Iraq, al
posto del potere popolare della Siria settentrionale e
orientale. Naturalmente, nessuna di queste condizioni, che
costituirebbero una resa dei principali risultati della rivoluzione,
è accettabile in qualsiasi forma. Ciò per cui si è
combattuto, con il sangue di oltre 11.000 giovani donne e uomini
eroici, non è in vendita. Gli sviluppi in Iraq, ma anche gli
attacchi intensificati alla Siria nordorientale, vanno intesi
soprattutto come una minaccia contro le forze rivoluzionarie in
Siria. Il messaggio è chiaro, o i popoli si piegano alla
volontà dell'imperialismo, o
questo toglierà il
guinzaglio al suo cane feroce
, il fascismo turco. Nascosto dietro allo spettacolo politico
e alla diplomazia delle bugie e dell’inganno, il popolo della Siria
nordorientale è costretto a scegliere: resa o annientamento.
Pertanto,
è necessario rispondere in termini adeguati
a ogni attacco contro la rivoluzione, sia nel nord della
Siria, che sulle montagne del Kurdistan, o nelle aree autogestite di
Şengal. Chiunque tenti di guardare la situazione nel nord della
Siria separatamente dall'insieme
di questo progetto
d’annientamento contro le forze rivoluzionarie, rende il
miglior servizio al nemico, anche se non intenzionalmente. Allo
stesso modo, sperare in una soluzione politica o diplomatica nelle
circostanze date significa cadere in uno dei loro tanti inganni e
menzogne. Finché il fascismo turco non sarà schiacciato e i
popoli non avranno posto fine alla sua follia, la guerra contro la
rivoluzione continuerà in tutta la
sua violenza. La politica di
conciliazione
degli Stati occidentali verso
il fascismo turco gli ha aperto la strada, rendendo
l'imperialismo turco un forte fattore di potere regionale. Coloro
che credono che l’insaziabile bisogno d’espansione
dell’imperialismo turco sia già stato saziato si sbagliano di
grosso. Solo la lotta rivoluzionaria dei popoli della regione
insieme a un movimento di resistenza globale organizzato, unito in un
fronte contro il fascismo, potrà fermarlo.
In
occasione dei suoi 42 anni di esistenza e lotta, nell'anniversario
della fondazione del partito, il 27 novembre, il Partito dei
Lavoratori del Kurdistan ha espresso la sua determinazione a
coronare il 43° anno di lotta schiacciando il regime AKP-MHP. Anche
noi ci congratuliamo con il PKK, la forza trainante più
determinata della lotta rivoluzionaria regionale, e tutti
i popoli
progressisti del mondo nel 42° anniversario della sua
fondazione e, come parte del movimento di resistenza globale contro
il fascismo turco, dichiariamo che agiremo da parte nostra per
annientare questo regime barbaro.
Il
fascismo sarà distrutto: la rivoluzione in Medio Oriente vincerà!