Nel giugno 2012, le forze di sicurezza hanno ucciso 17 indigeni Adivasi tra cui sette bambini, nel villaggio di Sarkeguda, distretto di Bijapur, stato di Chhattisgarh, accusandoli di essere maoisti. Le forze di sicurezza hanno circondato gli abitanti del villaggio riuniti per la tradizionale festa di Beej Pondum e hanno aperto il fuoco . Quando la sparatoria è finita le forze armate hanno iniziato a picchiare le persone. Chhattisgarh è ricco di risorse minerarie e la ripresa delle attività minerarie ha estromesso migliaia di Adivasi. Lo stato di Chhattisgarh era poi diventato il bastione dell'insurrezione maoista e il governo dispiegò decine di migliaia di soldati sul territorio. Più di 1.000 persone sono state uccise e gli Adivasi sostengono che molti di loro sono stati veri e propri omicidi. Attivisti per i diritti umani e giornalisti sono stati presi di mira per aver denunciato abusi ed omicidi.
Il comitato giudiziario, guidato dal giudice VK Agrawal, ha infine deciso che gli abitanti del villaggio si stavano radunando in un campo aperto adiacente al villaggio, non nella fitta foresta, come ha asserito la polizia. La commissione ha dichiarato che la sparatoria è stata unilaterale, effettuata solo dalle forze di polizia paramilitari della Central Reserve (CRPF) e dalla polizia locale. La furibonda sparatoria è stata talmente confusa che alcuni poliziotti e paramilitari si sono feriti tra loro e non dal fuoco maoista come essi sostenevano. Nel suo rapporto, la commissione ha anche accertato che le persone uccise in questo massacro non avevano alcun legame con i maoisti.