domenica 13 gennaio 2019

PROPOSTA DI MOBILITAZIONE CONTRO LE CELEBRAZIONI DELLA NATO


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Un recente incontro fra militanti toscani e torinesi ha avanzato una proposta di mobilitazione contro la NATO, in occasione della prevista autocelebrazione presso la famigerata base di Camp Darby a Pisa. Celebrazione fissata ai primi di aprile.
Una proposta da sostenere e rafforzare. Motivi validi contro la NATO ce ne sono sempre. Non occorre ricordare cosa sia e cosa significhi questo mostro militare finalizzato all’occupazione e al controllo di tutto il mondo. La sua strategia poi si è sempre dispiegata su più livelli: gli interventi diretti sono anticipati, sostenuti e prolungati da ogni sorta di intromissione politico-militare in ogni Paese. In Italia conosciamo bene le trame occulte e le reti “clandestine” – Gladio fra tutte – che hanno operato e operano in senso terroristico controrivoluzionario.
Oggi la linea di fronte più importante su cui si sviluppa l’aggressione della NATO va dall’area mediterraneo-mediorientale alle frontiere russe e cinesi. Non trascurando l’Africa. L’Italia, in quanto autentica portaerei e sede di alcune strutture di rilievo mondiale – oltre alla base di Camp Darby, quelle di Aviano, di Niscemi e altre – è al centro di questa struttura guerrafondaia. In particolare oggi la NATO è protagonista del caos in varie aree geopolitiche (Libia, Siria, Donbass), e del tentativo di distruggere l’esperienza rivoluzionaria in corso nel Rojava. La Turchia infatti agisce anche in quanto esercito tra i più potenti nei ranghi della NATO.

Tali questioni, molto ampie, costituiscono nodi politici che tengono in sé elementi contraddittori su cui, da tempo, la sinistra di classe riesce a dividersi e disaggregarsi, pur condividendo la fondamentale base ideologica dell’antimperialismo. Non ci si può nascondere questa realtà e le difficoltà che ne derivano. Ma prendere l’iniziativa, proporre mobilitazione, significa comunque rimettere in discussione le posizioni, cercare un avanzamento. Detto in sintesi: cercare una linea di unità, anche solo tattica, delimitando all’essenziale i punti discriminanti.
Quali? Fondamentale è la demarcazione rispetto alla finta sinistra, quella che, riformista nelle intenzioni, è stata più volte compartecipe, anche a livello governativo, delle politiche e del sistema imperialista. Capace ogni tanto di sussulti d’indignazione contro alcuni eccessi di questi ultimi, ma comunque prigioniera dell’imbelle ideologia pacifista che condanna proletariato e popoli oppressi all’eterna sottomissione.
E già qui, una tale linea di demarcazione ne lascia fuori di gente!

Importante è appunto definire questa base comune di fronte: antimperialismo e anticapitalismo sono ormai indissociabili. L’imperialismo non è solo guerra, invasione, dominio, ma è proprio la forma epocale del capitalismo. Lo è strettamente in quanto esigenza e forma dell’economia capitalistica (da un certo livello di concentrazione e potenza, ovviamente).
Per cui è chiaro che il nostro appello va innanzitutto a chi, pur in forme e con concezioni diverse (fra tendenze comuniste, anarchiche, o anche senza particolare collocazione politica, di movimento), pone come fondamentale la rottura netta rispetto al sistema imperialista. E quindi rottura rispetto alle subalternità istituzionali, elettorali. Cosi prospettando chiaramente l’esigenza di un’opposizione da costruire sul terreno della lotta di classe, tendenzialmente rivoluzionaria e internazionalista.

Delimitazione comunque, ci sembra, assai vasta. Che può comprendere varie componenti, posizioni e differenze, fra le quali sviluppare appunto uno sforzo unitario: fare fronte.
Questo richiede una correttezza di fondo. Per quanto critici si possa essere verso altre posizioni antimperialiste, si dovrebbe considerare il continuo movimento storico che, spesso, impone cambiamenti e novità, difficili da assumere per le posizioni dogmatiche. Con le differenti posizioni ci si deve relazionare dentro un fronte, in cui le diverse valutazioni e posizionamenti tattici rispetto alle forze in campo negli scontri in corso, dovrebbero comunque attenersi a una certa prudenza e modestia. Ponendosi in modo costruttivo sia rispetto alle forze antimperialiste in guerra, sia sul fronte interno, per sviluppare un sostegno internazionalista radicato ed efficace.
Insomma pensiamo che l’unica, fondamentale discriminante da tenere saldamente sia rispetto alla “sinistra” istituzionale, riformista e organica all’imperialismo. Mentre va aperto uno spazio ampio di aggregazione e confronto, nella mobilitazione concreta, alla sinistra proletaria e internazionalista.
La manifestazione di aprile può essere un passaggio importante di un percorso futuro.

Queste sono giusto alcune idee iniziali emerse da una prima presa di contatti, mentre si prospetta una riunione nazionale a febbraio. Quindi, avanziamo proposte e testi.