Il 16 Gennaio è stata rigettata l'istanza della revoca degli arresti domiciliari dalla procura di Torino.
Dal 15 Novembre mi trovo agli arresti domiciliari, sono ormai due mesi e non mi meraviglio affatto che l'istanza sia stata rigettata, soprattutto dopo che il 3 gennaio a me e ad altri 4 compagni/e da parte della procura di Torino è stata richiesta la sorveglianza speciale per aver difeso e sostenuto i popoli della Siria del Nord nella lotta contro lo Stato Islamico. Questo rifiuto da parte della procura di Torino mi obbliga a rimanere chiuso in casa e non so per quanto tempo ancora, del resto ero consapevole dei rischi e delle conseguenze a cui andavo incontro quando ho violato le misure cautelari che mi furono imposte a Febbraio del 2018. Essere chiuso in casa vuol dire non poter partecipare a molte iniziative che si svolgeranno a Torino contro la criminalizzazione dello Ypg/Ypj, tra cui il corteo di sabato 19 Gennaio. Mi dispiace non essere in piazza con compagni e compagne per ribadire che combattere l'Isis non è socialmente pericoloso, che la memoria dei compagni e delle compagne non si infanga con queste schifose accuse e non accetto che la bandiera che unisce i popoli del Nord della Siria sia macchiata dalle accuse della procura di Torino. Io che ho combattuto l'Isis, ho sostenuto lo Ypg, so chi sono i veri terroristi, li ho visti sul campo di battaglia, molti miei amici sono stati uccisi e molti massacri sono stati sventati grazie al sacrificio di compagni e compagne che hanno combattuto, come me, una minaccia globale.
Non mi risulta nuovo l'accanimento della procura di Torino: è ovvio che preferisce la mia reclusione alla mia libertà di manifestare, lottare e resistere. Come ho scritto al mio ritorno “Quando si lotta si è automaticamente messi dal sistema, e da chi lo governa, dall’altra parte, ossia quella del torto. Quindi se sono dalla parte del torto, dico a chi pensa ciò, che è stato lo Ypg a liberare una parte di Siria dallo Stato Islamico, è stato lo Ypg che ha difeso valorosamente Afrin e che resiste ancora in quei territori occupati dall’esercito turco e dalle bande jihadiste, ed è anche grazie allo Ypg e alle strutture civili che questa rivoluzione sopravvive, resiste e lotta. In uno scenario di guerra così ampio sembrava impossibile, ma adesso è realtà. Ogni mio gesto, ogni lotta la porto avanti sempre con i martiri nel cuore e pensando che nulla è impossibile, bisogna lottare, e lottando si può anche cadere, basta sapersi rialzare con più forza e grinta di prima.”
Per questo non sono meravigliato che la mia richiesta di revoca dei domiciliari sia stata rigettata.
Volevo ringraziare i tanti compagni e compagne che in questi due mesi di domiciliari mi hanno dimostrato la propria solidarietà e il proprio calore.
La solidarietà e un'arma molto forte e solo con quella si può resistere agli attacchi repressivi portati avanti dalle varie procure.
Il 23 Gennaio sarò al tribunale di Torino, trovandomi ai domiciliari dovrò recarmi subito in aula dove alle 10 inizierà l'udienza per la richiesta della sorveglianza speciale.
Dal 15 Novembre mi trovo agli arresti domiciliari, sono ormai due mesi e non mi meraviglio affatto che l'istanza sia stata rigettata, soprattutto dopo che il 3 gennaio a me e ad altri 4 compagni/e da parte della procura di Torino è stata richiesta la sorveglianza speciale per aver difeso e sostenuto i popoli della Siria del Nord nella lotta contro lo Stato Islamico. Questo rifiuto da parte della procura di Torino mi obbliga a rimanere chiuso in casa e non so per quanto tempo ancora, del resto ero consapevole dei rischi e delle conseguenze a cui andavo incontro quando ho violato le misure cautelari che mi furono imposte a Febbraio del 2018. Essere chiuso in casa vuol dire non poter partecipare a molte iniziative che si svolgeranno a Torino contro la criminalizzazione dello Ypg/Ypj, tra cui il corteo di sabato 19 Gennaio. Mi dispiace non essere in piazza con compagni e compagne per ribadire che combattere l'Isis non è socialmente pericoloso, che la memoria dei compagni e delle compagne non si infanga con queste schifose accuse e non accetto che la bandiera che unisce i popoli del Nord della Siria sia macchiata dalle accuse della procura di Torino. Io che ho combattuto l'Isis, ho sostenuto lo Ypg, so chi sono i veri terroristi, li ho visti sul campo di battaglia, molti miei amici sono stati uccisi e molti massacri sono stati sventati grazie al sacrificio di compagni e compagne che hanno combattuto, come me, una minaccia globale.
Non mi risulta nuovo l'accanimento della procura di Torino: è ovvio che preferisce la mia reclusione alla mia libertà di manifestare, lottare e resistere. Come ho scritto al mio ritorno “Quando si lotta si è automaticamente messi dal sistema, e da chi lo governa, dall’altra parte, ossia quella del torto. Quindi se sono dalla parte del torto, dico a chi pensa ciò, che è stato lo Ypg a liberare una parte di Siria dallo Stato Islamico, è stato lo Ypg che ha difeso valorosamente Afrin e che resiste ancora in quei territori occupati dall’esercito turco e dalle bande jihadiste, ed è anche grazie allo Ypg e alle strutture civili che questa rivoluzione sopravvive, resiste e lotta. In uno scenario di guerra così ampio sembrava impossibile, ma adesso è realtà. Ogni mio gesto, ogni lotta la porto avanti sempre con i martiri nel cuore e pensando che nulla è impossibile, bisogna lottare, e lottando si può anche cadere, basta sapersi rialzare con più forza e grinta di prima.”
Per questo non sono meravigliato che la mia richiesta di revoca dei domiciliari sia stata rigettata.
Volevo ringraziare i tanti compagni e compagne che in questi due mesi di domiciliari mi hanno dimostrato la propria solidarietà e il proprio calore.
La solidarietà e un'arma molto forte e solo con quella si può resistere agli attacchi repressivi portati avanti dalle varie procure.
Il 23 Gennaio sarò al tribunale di Torino, trovandomi ai domiciliari dovrò recarmi subito in aula dove alle 10 inizierà l'udienza per la richiesta della sorveglianza speciale.
Paolo Pachino
Volontario internazionalista dello Ypg
Volontario internazionalista dello Ypg