Le due stragi di
operai immigrati, a inizio agosto, e lo sciopero riuscito nelle
campagne come prima risposta, hanno segnato un passaggio
significativo ed è finalmente, un passo in avanti del proletariato.
I 16 braccianti uccisi sono il fatto piu' grave, culmine di tutta
una stagione segnata da violenze, aggressioni e intimidazioni
perpetrate diffusamente e alimentate dal governo fascio-razzista. Di
omicidi si tratta, perché un incidente stradale diventa devastante
solo grazie alle condizioni bestiali in cui vengono stipati questi
operai sui furgoni. Sono le condizioni di vita e di lavoro che
possono trasformarsi in tragedia, in morte. Chi ne dispone,
portandole a questo livello disumano, è un assassino.
Ma finalmente c'è
stata degna risposta. Lo sciopero dei braccianti, organizzato dal
sindacalismo di base, è stato massiccio, partecipato ed ha affermato
gran voce le ragioni e le rivendicazioni di classe. Di classe, certo,
perché questi “nuovi” proletari dimostrano di avere livelli di
coscienza e determinazione avanzati, rispetto ad una realtà sociale
purtroppo marcata dalle sconfitte e dalla disgregazione. L'unità,
il fare comunità – già difendendo le baraccopoli in cui vivono –
è innanzitutto condizione primaria di sopravvivenza. Ma questo
permette anche la lotta, una forma essenziale di autorganizzazione
del quotidiano come della resistenza. Queste realtà di aggregazione
sono diventate punti di forza per tutto il mondo del lavoro, per la
ricostruzione di un movimento proletario capace di sostenere la lotta
di classe, oggi per lo piu' condotta a senso unico dalla borghesia e
dal suo Stato.
La contraddizione
insita nello scontro attorno all'immigrazione è diventata cruciale
per tutti. Stato, partiti e governi borghesi (di destra e di
“sinistra”) ne hanno fatto il terreno su cui alimentare il peggio
della società. In particolare il razzismo che, storicamente, è la
veste ideologica per giustificare l'oppressione
colonial-imperialista. Il suprematismo dell'uomo bianco e la
presunta esistenza di razze inferiori, è l'arma ideologica con cui
mobilitare le parti arretrate e peggiori della società,
trasformandole in truppa aggressiva. Sia per le invasioni
neo-colonialiste in corso, sia per il governo terroristico interno
rispetto al proletariato immigrato. Il risultato è comunque dannoso
per tutti, per tutto il mondo del lavoro e lo trascina velocemente
nel vortice della concorrenza al ribasso e delle divisioni ostili.
Percio' la nostra
lotta non puo' che essere internazionalista, contro il razzismo e
l'imperialismo che lo genera. Storicamente cosi è stato. Cosi il
movimento operaio si è costruito, ha scritto le sue piu' grandi
pagine di conquiste e di trasformazione sociale. Fino alle
rivoluzioni, tentate e riuscite.
D'altronde lo stesso
grande pomo di discordia - “gli immigrati rubano lavoro e casa
degli italiani”- si basa sul rovesciamento della realtà: è
l'imperialismo che ruba tutto, ai popoli. E' il disordine economico
da esso imposto che getta aziende e lavoratori in un turbine
incontrollabile di delocalizzazioni, mobilità sfrenata,
speculazioni, impoverimento e deportazioni. Il loro ideale è la
giungla sociale, fatta di individualismo, sopraffazione e prepotenza.
La nostra
prospettiva non puo' che essere diametralmente opposta. Sviluppare
tutto cio' che unisce, che crea solidarietà proletaria. Al di là
delle frontiere, al di là delle divisioni categoriali e sindacali.
A LAVORO
UGUALE SALARIO UGUALE!
Ricordiamoci che sull'egualitarismo salariale abbiamo realizzato le
conquiste degli anni 70. E questa prospettiva deve essere alimentata
non solo qui, ma proprio e anche in considerazione dell'articolazione
multinazionale, globalizzata dei cicli produttivi. Alla Fiat che ha
imposto la concorrenza fra Pomigliano e la fabbrica in Polonia
(Tychy), fra Mirafiori e la fabbrica in Serbia (Kragujevac), ecc,
dobbiamo rispondere con obiettivi unificanti e solidali. Non solo
siamo obbligati a percorrere questa strada, per arginare e poi
rovesciare il massacro sociale, ma anzi questa strada ci permetterà
di costruire un fronte di classe potenzialmente vastissimo. Di
passare, infine, da questa sfiancante difensiva ad una nuova stagione
d'attacco!
IL
PROLETARIATO NON HA NAZIONE. INTERNAZIONALISMO, RIVOLUZIONE!
NOSTRA PATRIA
E' IL MONDO INTERO – NOSTRA LEGGE LA LIBERTA'!
Proletari torinesi per il SRI
Proletari torinesi per il SRI